La metamorfosi di Conte: scorda la lotta al 'business dell'immigrazione'

Torna i voga il video della fiducia al governo gialloverde. Il premier tuonava contro il business dei migranti. Non c'è traccia nel discorso del Conte Bis

La metamorfosi di Conte: scorda la lotta al 'business dell'immigrazione'

In molti ieri si saranno guardati in tv lo show di Giuseppe Conte. La fiducia accordata dalla Camera al suo secondo governo ha dato modo al presidente del Consiglio di esporre le linee programmatiche dell'esecutivo giallorosso, di incassare qualche insulto e di rispondere a tono. Tralasciando la forma e concentrandosi sulla sostanza, però, dal discorso accorato a Montecitorio emerge soprattutto un clamoroso passo di lato, forse indietro, sul tema dell'immigrazione clandestina.

Metteli a cronfronto, i due Giuseppi Conte. Prendete il video (guarda qui) o il testo (leggi qui) dell'apparizione dell'"avvocato del popolo" di fronte ai senatori nell'ormai lontano giugno del 2018. Poi guardate quello di ieri alla Camera (leggi qui). La trasformazione è vistosa, soprattutto sul tema migratorio.

L'anno scorso il premier portava la pochette piatta e non quella a quattro punte che tanto ha fatto parlare i giornali in questi giorni. Al suo fianco c'erano Matteo Salvini, poi diventato come Lucifero in Paradiso, e Luigi Di Maio, neo ministro degli Esteri dopo aver parteggiato per i gilet gialli. Conte in quel triumvirato era lo sconosciuto messo lì per fare da giudice imparziale (?) alle istanze delle due forze di governo. Non era tecnicamente un grillino (almeno così dice lui, anche se festeggiava allegramente la vittoria alle elezioni insieme a Di Maio) e di certo non era leghista. Ma nel discorso a Palazzo Madama toccò tutti temi cari a Movimento e Carroccio. Soprattutto sull'immigrazione, tasto dolente per un'opinione pubblica polarizzata proprio su questo tema.

"È a tutti evidente come la gestione dei flussi migratori finora attuata ha rappresentato un fallimento - disse Conte in Senato - l’Europa ha consentito chiusure egoistiche di molti stati membri che hanno finito per scaricare sugli stati frontalieri, ed in primo luogo sul nostro Paese, gli oneri e le difficoltà che invece avrebbero dovuto essere condivisi". Un duro colpo all'Ue, ora rappresentata da quella Ursula Von Der Leyen con cui ha avviato "contatti" che "mi fanno ben sperare" e solo pizzicata per la "effettiva solidarietò" non "ancora realizzata".

Un anno fa il premier aggiunse che "non siamo e non saremo mai razzisti", ma anche che avrebbe fatto in modo di "combattere con severa determinazione le forme più odiose di sfruttamento legate al traffico di esseri umani, perpetrate da scafisti privi di scrupoli". Non solo. Il governo che Giuseppi presiedeva si era dato l'obiettivo di "rendere efficiente il sistema dell’accoglienza, assicurando trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici, eliminando le infiltrazioni della criminalità organizzata". E per rendere bene l'idea, il premier scandì chiaramente che "metteremo fine al business dell’immigrazione". L'Aula lo interruppe con lunghi applausi. Conte era infervorato. Bevve un sorso d'acqua, poi riprese d'accapo per scandire ancor meglio il concetto: "Metteremo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una finta solidarietà". E giù ancora applausi, condivisi largamente dall'opinione pubblica. Una domanda: Conte ci credeva davvero a quello che diceva?

Il dubbio viene, una volta vista la performance di ieri a Montecitorio (guarda qui). A leggere il testo del discorso del permier viene da chiedersi che fine abbia fatto quella lotta al "business dell'immigrazione" e la "finta solidarietà" dei buonisti vari. Il nuovo Conte-non-populista si è accontentato di assicurare a Pd e M5S (quelli che parlavano delle Ong come taxi del mare, nda) che il governo gestirà con "rigore e responsabilità" il fenomeno migratorio e che proporrà una "normativa che persegua la lotta all'immigrazione clandestina, ma che allo stesso tempo si dimostri capace di affrontare i temi dell'immigrazione per coloro che hanno diritto a rimanere, e dei rimpatri per coloro che non hanno titolo per rimanere". Tolta la richiesta di soliarietà all'Ue e la rivisitazione dei dl Sicurezza tanto cara al Pd, sull'immigrazione, nel discorso di ieri, c'è poco altro.

Compare l'addio alle "gestioni emergenziali" che sa di accusa a Salvini (ma il premier dov'era negli ultimi mesi?). E di certo manca quel fervore contro il "business" e la "finta solidarietà" dello scorso giugno. Un cambio di linea così rapido da far impallidire Bolt.

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