Il "metodo ayatollah": botte, spari e video falsi. Solo a Zahedan 82 morti

Altre proteste. Pressione sulla famiglia della 17enne Nika: dite che è caduta da un palazzo

Il "metodo ayatollah": botte, spari e video falsi. Solo a Zahedan 82 morti

La brutale repressione in Iran continua inarrestabile. Nasrin Shakrami, la madre di Nika, l'adolescente scomparsa nelle proteste a Teheran e ritrovata cadavere una settimana dopo nell'obitorio di Kahrizak, con il cranio fracassato, in un video messaggio ha raccontato che le autorità le stanno facendo pressione perché sostenga che la figlia sarebbe morta in seguito alla caduta da un edificio. La famiglia ritiene la versione del regime una «falsità».

La madre ha riferito che il medico legale ha certificato che la morte della figlia è stata provocata da «diversi colpi sferrati con un oggetto contundente» sulla testa. Ma le pressioni sui famigliari sono sempre più forti: lo zio e la zia sono già stati arrestati e costretti a «confessioni forzate». Un metodo usato sempre di più dalle autorità, per rovesciare la narrazione.

Ieri mattina la tv di Stato ha trasmesso quelle che sostiene essere le «confessioni» di spionaggio da parte di due francesi. In un video la funzionaria del sindacato francese degli insegnanti Cecile Kohler afferma di essere un «agente della Dgse», il servizio segreto francese. La Kohler e il suo compagno Jacques Paris sono detenuti in Iran dal 7 maggio e sono accusati dalle autorità di voler fomentare agitazioni sindacali. Secondo il ministero degli Esteri di Parigi, è «una messa in scena indegna, ributtante, inaccettabile». Il Quai d'Orsay ha lanciato quindi un appello alla «liberazione immediata» dei due cittadini.

Ci sono ormai molti stranieri agli arresti, a partire dalla nostra Alessia Piperno. Kylie Moore-Gilbert, 36enne australo-britannica, ex-detenuta nella prigione di Evin, dove adesso si trova la travel blogger italiana ha lanciato un appello per la giovane: «Chiunque avesse la possibilità di parlare ad Alessia dovrebbe dirle di non arrendersi all'estorsione di una falsa confessione, Teheran l'ha arrestata perché spera di aver qualcosa in cambio, il che significa che sono disposti a lasciarla andare».

Per ora almeno 82 persone (compresi bimbi) sono state uccise solo nella città di Zahedan nella repressione delle rivolte seguite alla morte di Mahsa Amini. Lo ha annunciato Amnesty International. Come se non bastasse Ebrahim Raisi è tornato a puntare il dito contro «l'America e gli altri nemici del Paese», che - a suo dire - «hanno cercato di perseguire i loro obiettivi anti-iraniani e anti-rivoluzionari all'Università Sharif». Secondo l'Associazione islamica degli studenti di Sharif, solo in questa università sono stati arrestati almeno dai 30 ai 40 studenti, sulle cui condizioni non ci sono informazioni.

Il soffocamento della rivolta riguarda anche le star. L'Iran ha incriminato, in contumacia, l'ex campione di calcio Ali Karimi per il suo sostegno alle proteste. Il 43enne ha sul suo profilo Instagram 13 milioni di follower. Ma non è stato l'unico: diversi sportivi si sono schierati con i manifestanti e la settimana scorsa l'ex calciatore Hossein Maahini è stato arrestato «per aver sostenuto e incoraggiato gli scontri».

Anche il presidente Sergio Mattarella è intervenuto e ha spiegato che «la forza dei valori europei a difesa dei diritti, della libertà e della democrazia è inarrestabile come dimostra la situazione in Iran. È indispensabile una politica estera e di difesa comune dell'Unione.

Il Parlamento europeo ha chiesto sanzioni europee contro gli assassini di Mahsa e coloro che sono coinvolti nella repressione. Washington si muove: sanzioni a sette funzionari di alto livello: «Nnon esiteranno a prendere di mira chi appoggia direttamente la repressione».

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