«Ce l'abbiamo fatta!». È stata un'esplosione di sollievo ed emozioni la telefonata fra Chico Forti e Andrea Di Giuseppe, il deputato eletto nella circoscrizione America centrosettentrionale per Fratelli d'Italia che ha lavorato per un anno e mezzo - insieme alla premier, che si è spesa in prima persona - per ottenere un risultato difficile e a lungo cercato dai governi italiani: il trasferimento di Forti in Italia.
«Come posso ringraziarti per avermi salvato la vita?» gli ha chiesto retoricamente - e quasi incredulo - l'imprenditore italiano detenuto negli Usa da 24 anni dopo una (molto discussa) condanna per omicidio, senza possibilità di condizionale, per la morte di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, proprietario di un albergo a Ibiza di cui Forti stava trattando l'acquisizione.
«Quando ci vedremo in Italia mangeremo insieme i canederli» ha promesso Forti al deputato. Hanno parlato per 20 minuti circa, alle sei di sera americane di due giorni fa. «Era molto emozionato» dice Di Giuseppe, e racconta la telefonata che ha avuto con la presidente del Consiglio. «Uno dei dirigenti della Polizia penitenziario gli ha chiesto di andare in un ufficio chiuso. Lui con qualche timore si è avvicinato, è squillato il telefono ed era Giorgia Meloni. Forti ha cominciato a parlare: Presidente, io vi ringrazio per quanto state facendo, anche se non ci riuscirete.... Sono passati 5-10 minuti prima che si fermasse e la lasciasse parlare. È stato a quel punto che lei ha potuto dargli la notizia: Volevo dire che il governatore ha firmato. Montagne russe di emozione».
Forti si è sempre proclamato innocente, e per affermare la sua innocenza si sono battuti in molti, anche celebrità come Andrea Bocelli ed Enrico Ruggeri, che gli ha dedicato una canzone. Residente da 23 anni residente a Miami, Di Giuseppe lo ha incontrato una prima volta a fine 2022. A febbraio dello scorso anno è arrivato il primo assenso del governatore Ron De Santis, e due giorni fa è stato firmato il provvedimento che ha disposto il passaggio dell'italiano dal Dade Correctional Institution (carcere di massima sorveglianza della Florida) a un istituto federale, da cui, con tempi tecnici necessari, si procederà poi al trasferimento in Italia.
Un risultato diplomatico e umanitario che era sfuggito «sul più bello» 4 anni fa, quando il ministro Luigi Di Maio aveva annunciato come cosa fatta un esito che poi non si era concretizzato. Stavolta, al contrario, la trattativa è stata condotta tutta su un piano rigorosamente riservato, al riparo da ribalte e polemiche: «La mia prima visita c'è stata dopo l'elezione - racconta il deputato - ho studiato i documenti, verificando che non esisteva nulla», solo «scambi di lettere molto generiche». «Ho detto che l'allora ministro era stato incosciente, intendevo dire dal punto di vista umano, perché si può immaginare che effetto che ebbe su un uomo che da 24 anni è in captivity (lo dice in inglese, è lo stato di privazione della libertà, ndr). Forti ci ha messo due anni a riprendersi. Se non sei sicuro non devi fare un annuncio del genere». La delusione allora era stata atroce, stavolta no: «Stavolta c'è la firma».
«Abbiamo puntato sul trasferimento, non sul merito del processo». E decisiva è stata la riservatezza: «Io sono un imprenditore - racconta Di Giuseppe - sono abituato a parlare quando ho i risultati in mano. Posso dire che il risultato è stato possibile grazie alla credibilità di cui gode Giorgia Meloni negli Usa, una credibilità bipartisan che in un anno e mezzo ci ha portato a questo, lavorando da un lato con l'amministrazione statale, che è repubblicana, e con quella federale, che è democratica». E non a caso l'annuncio è arrivato durante la visita di Meloni alla Casa bianca.
«Cautela, e lavoro silenzioso». E la ricetta potrebbe essere applicata anche al caso di Ilaria Salis, oggi detenuta in un carcere ungherese. «Sì, infatti la fase preparatoria è stata tutta confidenziale.
Nel momento del lavoro la discrezione è stata massima. «Ora i tempi tecnici». Nell'arco di un paio di mesi saranno perfezionate le procedure, quindi Forti sbarcherà in Italia. «Spero di essere lì ad accoglierlo», sorride Di Giuseppe.
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