La banda degli spaccaossa. "Una gamba mille euro. Urlava come una gallina"

Per truffare le assicurazioni spezzavano gli arti a poveri e tossicodipendenti. C'è anche un morto

La banda degli spaccaossa. "Una gamba mille euro. Urlava come una gallina"

«Mi state ammazzando... ammazzando... la gamba». In una delle stanze dell'orrore, in via Imera, a Palermo, si consumava l'ennesima mutilazione per truffare le associazioni. Le urla strazianti della vittima sono state intercettate dalla squadra mobile che ieri, nell'ambito dell'operazione «Tantalo bis», ha arrestato 34 persone che, a vario titolo, facevano parte dell'organizzazione criminale degli «spaccaossa». «Non urlare» risponde l'indagata, Monia Camarda.

Già, perché bisognava spaccare le ossa e avviare l'iter, dal pronto soccorso alla messinscena dell'incidente e alla pratica per l'assicurazione, procedendo senza intoppi. Potevano esserci anche più «servizi» da svolgere uno dopo l'altro. Le indagini delle mobili di Palermo e Trapani, coordinate dalla procura del capoluogo siciliano, hanno registrato fino a sette fratturati al contempo in pronto soccorso.

«Maria basta. Tutto quel sangue» dice un'indagata per telefono. «Non c'era posto ed è al pronto soccorso? E quindi che grida?». «Poveretta» risponde. «Poveretto io che sono senza soldi. Siete tutti che vi impressionate». «Sembrava una gallina quando le tirano il collo».

Freddezza e insensibilità, l'organizzazione era bene strutturata: dall'individuazione e reclutamento delle vittime, gente ai margini della società: tossicodipendenti, persone con deficit mentali o affetti da dipendenza da alcool e con difficoltà economiche, e c'è anche un «amico» che offre il fidanzatino di 17 anni in cambio di 600 euro perché il ragazzo vuole il motorino, alla preparazione del «trattamento», con un blando anestetico o del ghiaccio, allo schiacciamento degli arti con pesi di ghisa da 20 chili o borse piene di grosse pietre, per provocare fratture nette e possibilmente scomposte perché più redditizie dal punto di vista del risarcimento assicurativo, e, ancora, chi si occupava di inscenare un falso incidente e chi accompagnava la vittima in pronto soccorso senza mollarla perché non vuotasse il sacco.

Anche nei diversi ospedali cittadini c'erano complici che si occupavano dei referti per passare alla fase amministrativa e burocratica dell'istruzione della pratica assicurativa. A questo punto entravano in scena i vertici dell'associazione, che curavano la presentazione delle richieste di risarcimento e la suddivisione delle «quote» del premio. In questa fase, la pratica assicurativa poteva essere anche ceduta ad altri soggetti che la acquistavano liquidando al «venditore» una quota, assumendo in prima persona la gestione della fase risarcitoria.

L'organizzazione, mostrando una professionalità criminale impeccabile, aveva suddiviso il territorio in macro aree, perché i vertici non si pestassero i piedi fra loro. Ciascuno aveva il suo bel rendiconto tanto da mantenere un alto tenore di vita.

A uno degli arrestati, Domenico Schillaci, la guardia di finanza ha sequestrato il noto bar «Dolce Vita», una Porsche e un gommone fuoribordo. Erano i capi a incassare i lauti risarcimenti assicurativi, truffando non solo le assicurazioni, ma a monte le vittime, pagate 300 o 400 euro per un braccio fuori uso o una gamba fratturata, promettendo cifre da capogiro incassate e mai date agli infortunati.

Si avvalevano di diverse squadre di spaccaossa e contavano sulla collaborazione tecnica di professionisti, come l'avvocato Graziano D'Agostino, che istruiva le pratiche risarcitorie da produrre alle compagnie assicurative.

A fare luce sul sistema collaudato e a far scattare i nuovi arresti hanno contribuito tre pentiti arrestati ad agosto dalla Mobile di Palermo nell'operazione Tantalo e 50 vittime. Sono anche stati individuati altri due responsabili della morte del tunisino Yakuob Hadry, avvenuta il 9 gennaio 2017 in un falso incidente, reato contestato già ad altri indagati.

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