"Mi sento Napoleone, chiamatemi 'sua maestà'”. Le follie di Lovato e ddl Zan

La cantante si definisce "non binaria" e chiede sia usato il pronome "loro". Repubblica le va dietro. Ma così sarà un liberi tutti

"Mi sento Napoleone, chiamatemi 'sua maestà'”. Le follie di Lovato e ddl Zan

Ora questa storia di Demi Lovato che non si sente “binaria” e vuole essere chiamata col pronome “loro” è talmente ideologica che forse non meriterebbe neppure la nostra attenzione. Ormai spararla grossa fa figo, e pare che i tifosi arcobaleno facciano a gara per occupare il podio delle scemenze. Basti pensare che Repubblica ieri, per partecipare al giochino, s'è pure impegnata a scrivere un intero articolo inserendo l'asterisco (*) alla fine degli aggettivi riferiti alla Lovato. Una roba agghiacciante. Tuttavia una breve riflessione va fatta, per smascherare l’irrazionalità di un pensiero che punta all’autodeterminazione di sé senza alcuna aderenza alla realtà.

Sebbene biologia certifichi il sesso maschile o femminile di ogni nuovo nato, i Lovato e i supporter del ddl Zan di turno vorrebbero garantire a tutti la libertà di scegliere, dal giorno alla sera, se sentirsi uomo, donna, non binario, a-gender, metà metà e così così. Un giorno vado nel bagno dei maschi, quello dopo dalle amichette femmine, il mercoledì la faccio in giardino perché mi sento anche un po’ animalesc*. Sì, perché se diamo il via al principio che sottostà all’identità di genere, ovvero - la “sensazione profonda” di essere maschio, femmina, “entrambi” o “nessuno dei due” - allora ci sarà una sorta di liberi tutti ad attribuirsi qualsiasi tipo di auto-percezione.

Immaginate: oggi vi sentite 75enni e vi presentate all’Inps per chiedere la pensione. L’impiegato statale vi guarda in faccia e vi dice: “State scherzando?” E non perché nel frattempo abbiano alzato di nuovo l’asticella dell’età pensionabile, ma perché vedendovi giovani e (un po’) in forma non può certo fidarsi dell’età che vi “sentite nel profondo” per attribuirvi l’agognato stipendio. Vi pare logico? Se insisteste probabilmente chiamerebbero la vigilanza per sbattervi fuori a pedate. E ne avrebbero ben donde. In fondo è la stessa cosa che rischia di accadere, e in alcune zone - vedi il Messico - è già realtà, se si lascia ad ognuno il diritto di auto attribuirsi il sesso. Cosa impedirà a maschi-autopercepiti-donna di chiedere le quote rosa? O gareggiare col fisico mascolino in una corsa tra signorine?

Come direbbe Azzolina, “scatarrare” in faccia alla realtà poi apre scenari inesplorati.

Cosa mi impedisce di assegnarmi un peso diverso da quello che ho? O un’altezza maggiore, magari per entrare senza problemi in un concorso di polizia? E perché dovrei iscrivermi all’ordine dei medici se già mi sento “nel profondo” un dottore di fama? Una volta chi si credeva Napoleone, e magari chiedeva ai passanti di chiamarlo “vostra maestà”, lo prendevamo per matto. Oggi lo considerano progressista.

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