Levata di scudi dell'Olanda sul tema immigrazione in sede europea. Dopo aver annunciato la settimana scorsa l'intenzione di creare in patria il «regime di asilo più severo di sempre», introducendo un piano con drastiche restrizioni anche sui ricongiungimenti familiari, il nuovo governo guidato dal primo ministro Dick Schoof ha annunciato tramite la ministra per l'Asilo e Migrazione, Marjolein Faber, di aver comunicato con una lettera alla commissione Ue di volere un opt-out (un'esenzione) in materia di immigrazione, in caso di modifica dei Trattati. Il riferimento, al momento, sono le norme previste dal Patto Ue su migrazione e asilo, approvato a giugno dai 27 Stati membri. «Questo governo mira a ridurre drasticamente il volume dell'immigrazione nei Paesi Bassi - ha spiegato Faber nella missiva alla Commissione Ue - al fine di continuare ad adempiere ai nostri doveri costituzionali: fornire alloggi pubblici, assistenza sanitaria e istruzione». «Dovremmo tornare a gestire la nostra politica di asilo!», ha aggiunto su X la ministra, esponente del Partito della Libertà (Pvv) di Geert Wilders (foto) uno dei quattro che compongono il nuovo esecutivo olandese e che ha fatto il pieno di voti alle ultime elezioni. Lo stesso Wilders ha esultato su X: «Faber fa la storia».
Il problema approda in sede europea, tre giorni dopo che la Germania ha reintrodotto controlli alle frontiere per i prossimi sei mesi per contrastare l'immigrazione clandestina, sospendendo di fatto la libera circolazione del trattato di Schengen e dopo che alle ultime elezioni europee la destra ha suggellato la sua avanzata, dalla Francia alla Germania all'Olanda, su questi temi.
Bruxelles, al momento, non si scompone. La battaglia olandese sembra infatti più politica che sostanziale, come sottolinea la portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, sottolineando che non si attende «alcun cambiamento nell'immediato delle norme comunitarie in materia di asilo e migrazione, che continueranno a essere vincolanti per i Paesi Bassi».
La modifica dei Trattati di cui parla l'Olanda prevede infatti una procedura di revisione ordinaria lunga e farraginosa, con modifiche da approvare all'unanimità. Circostanza di cui il governo olandese è consapevole, tanto che nella lettera si impegna, fino a quando non avrà l'opt-out, a continuare a dare priorità all'attuazione del Patto europeo su migrazione e asilo, che definisce «essenziale» per aumentare i controlli e limitare l'afflusso di migranti. Gli attuali accordi saranno dunque rispettati, affermazione che l'Ue accoglie «con favore».
A sottolineare l'importanza della mossa dell'Aia, dall'Italia, è la Lega, che parla di «ennesimo segnale significativo». «In tutto il Vecchio Continente c'è bisogno di regole e di controlli, come testimoniato anche dalla Germania che ha incrementato le espulsioni», si legge in una nota. Il partito alleato di Giorgia Meloni al governo e da sempre favorevole a una stretta sull'immigrazione, attacca «la sinistra italiana, che ha mandato Matteo Salvini a processo perché ha difeso i confini», sostenendo che quella stessa sinistra «si mette fuori dall'Europa e imbarazza il nostro Paese».
Prima della Brexit, era il Regno Unito ad aver strappato un numero record di opt-out, su questioni come moneta europea, area Schengen e giustizia. Ora sono tre gli Stati membri che beneficiano di deroghe ai trattati.
La Danimarca sulle missioni di difesa e sulla cooperazione su sicurezza e giustizia, l'Irlanda su Schengen e in materia penale e giudiziaria, la Polonia sull'applicazione vincolante della Carta dei diritti fondamentali dell'Ue.
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