Un piano europeo in venti punti su come tamponare l'ondata migratoria via mare, accolto bene dal Viminale, ma che assomiglia ad una via di mezzo fra buoni auspici e decisioni già prese che stentano ad ottenere risultati sul terreno. La Commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha sottolineato che «il focus è sul Mediterraneo Centrale. Gli ultimi eventi confermano una situazione insostenibile con un aumento del 50% in più rispetto all'anno scorso».
Il dato di ieri registrava 94.344 migranti illegali sbarcati in Italia da gennaio, quasi il triplo rispetto al 2020. E la stessa Johansson ha ammesso che «su 8mila promesse di ricollocamento» dall'Italia «gli Stati membri hanno accolto solo 177 richiedenti asilo».
Anche per questo motivo la Commissione ha deciso di lanciare «un piano d'azione con tre pilastri» sulla cooperazione con i paesi di partenza, coordinamento dei soccorsi riguardanti pure le Ong e veri ricollocamenti. La prima parte del piano mira a rafforzare la collaborazione con Tunisia, Egitto e Libia per migliorare la loro capacità di contrasto della migrazione illegale e gestione delle frontiere. L'investimento, già previsto, è di 580 milioni di euro fino al 2023. Non solo: verrà incrementata «la lotta contro il traffico di migranti e migliorato l'impegno diplomatico sui rimpatri, intensificando al contempo i percorsi legali verso l'Ue». Con Egitto e Tunisia può anche funzionare, ma nel buco nero libico non sarà così facile mantenendo le rigide regole imposte dalla Ue sui diritti dei migranti e porto sicuro. Primo fra tutti il necessario appoggio alla Guardia costiera libica, che fino ad ottobre aveva intercettato e riportato indietro 16.283 persone. Il piano punta molto sui «rimpatri umanitari volontari dalla Libia».
Il secondo pilastro dei 20 punti proposti, in vista del Consiglio straordinario che si riunirà venerdì con i ministri dell'Interno Ue, riguarda i soccorsi e gli interventi in mare. La commissione chiede un «miglior coordinamento» di tutti gli attori coinvolti compresi «i soggetti privati». Le Ong del mare non vengono mai citate, ma si punta ad «aumentare la cooperazione tra gli Stati membri e promuovere le migliori pratiche e modalità per lo scambio di informazioni e il coordinamento. In particolare tra i paesi costieri e di bandiera (delle navi delle Ong ndr)». Belle parole, ma ben poco concrete e lontane da un nuovo, chiaro e perentorio codice di condotta, che sarebbe necessario. Si prevede anche di «promuovere le discussioni in seno all'Organizzazione marittima internazionale sulla necessità di un quadro specifico e di linee guida per le navi che si dedicano in modo particolare alle attività di ricerca e salvataggio, in particolare alla luce degli sviluppi nel contesto europeo». Ottimi propositi che avranno comunque bisogno di tempo per regolare lo strapotere delle Ong.
Il terzo pilastro prevede, per l'ennesima volta, il rafforzamento del meccanismo volontario di solidarietà con relativa tabella di marcia. Il piano d'azione della Commissione propone di accelerare «l'attuazione del meccanismo, anche per fornire un sostegno rapido agli Stati membri che ricevono gli arrivi via mare (come l'Italia nda), migliorando la flessibilità, snellendo i processi e attuando il finanziamento di misure alternative di solidarietà».
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è un ottimista e vede il bicchiere mezzo pieno: «Sono soddisfatto per i contenuti del Piano di azione. Il testo mette al centro della discussione alcune importanti questioni in tema di gestione dei flussi migratori e lo fa nella prospettiva già auspicata dal Governo italiano». Vero, ma non risolverà a breve i problemi, a cominciare dal braccio di ferro con le Ong.
Nel frattempo gli sbarchi continuano con un migliaio di arrivi nel siracusano. La Guardia costiera è stata impegnata in una difficile operazione con mare forza 5 per l'ennesimo peschereccio con 580 persone a bordo partito dalla Libia dell'Est.
Il piano d'azione, se avrà successo o almeno verrà effettivamente
applicato, servirà «come modello per altre rotte migratorie». La Commissione ribadisce che bisogna rimanere «vigili sulle rotte dalla Turchia lungo il Mediterraneo orientale e quella migratoria attraverso i Balcani occidentali».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.