Migranti, il piano di Di Maio: "Rimpatri veloci verso 13 paesi"

Dopo aver aperto i porti, Di Maio e Bonafede presentano il nuovo decreto che dovrebbe rendere più facile i rimpatri. Ma Salvini li smonta: "Avete triplicato gli sbarchi"

Migranti, il piano di Di Maio: "Rimpatri veloci verso 13 paesi"

Luigi Di Maio è tra i pochi, all’interno del governo Conte II, a non usare toni trionfalistici subito dopo la farsa del vertice di Malta che dà vita ad una finta svolta sui ricollocamenti.

La strategia del neo ministro degli Esteri è chiara: non apparire troppo appiattito sulle posizioni di Giuseppe Conte, visto che la popolarità di quest’ultimo potrebbe ridimensionare il suo ruolo di capo politico del Movimento Cinque Stelle.

E così, mentre tutti nella nuova maggioranza esultano per il finto accordo (ancora tutto da discutere in sede di riunione dei ministri dell’interno dell’Ue) sulla redistribuzione in Europa sui migranti, Di Maio invoca cautela ed anzi parla di ben altre necessità sull’immigrazione: fermare le partenze dall’Africa e velocizzare i rimpatri.

Sembra dunque che il capo politico del M5S voglia recitare la parte di colui che, all’interno del Conte II, si mostra con l’atteggiamento più duro nei confronti della questione migratoria. In un esecutivo che, su questo fronte, si mostra più moderato Di Maio, da parte sua, vuole diventare il “Salvini” della maggioranza giallorossa.

E dopo aver parlato, quando ancora si trova a New York a margine dell’assemblea delle Nazioni Unite, della possibilità di impiantare in Libia dei centri d’accoglienza gestiti dall’Onu, oggi il ministro degli Esteri presenta il nuovo decreto sui rimpatri. Nel farlo, proprio per recitare il ruolo che nel passato esecutivo è del segretario leghista, Di Maio lancia frecciate al suo ex alleato: “Siamo ancora all’anno zero sui rimpatri – afferma in conferenza stampa alla Farnesina, dove è affiancato dal guardasigilli Bonafede – In questi quattordici mesi da questo punto di vista si è rimasti fermi”.

Un chiaro riferimento all’operato al Viminale di Matteo Salvini. Adesso, secondo il ministro degli esteri, è tempo di accelerare le procedure di rimpatrio di chi non ha diritto a rimanere e, assicura assieme al collega Bonafede, da questo momento in poi potrebbero bastare solo quattro mesi per decidere accompagnare un migranti alla frontiera.

“Per me è molto importante presentarvi il nostro primo step del nostro piano rimpatri sicuri – dichiara Di Maio – È un lavoro di squadra. Ringrazio il ministro Bonafede, ma anche il presidente Conte e la ministra Lamorgese”. Fulcro di questo decreto, è lo snellimento della burocratizzazione del processo di redistribuzione, il quale passa dall’individuazione di una lista di paesi ritenuti sicuri e questo permette di invertire l’onere della prova. In poche parole, se un migrante arriva da una delle nazioni della lista, allora il magistrato senza elementi contrari in merito può decidere entro quattro mesi di avviare le procedure di rimpatrio.

In questa lista, al momento ci sono tredici paesi: Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capoverde, Kosovo, Ghana, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia e Ucraina. Una lista che però, a detta degli stessi Di Maio e Bonafede, può essere allargata in futuro anche se adesso le priorità riguardano le intese da implementare con Marocco e Tunisia: “Il Marocco sarà oggetto di uno dei miei prossimi viaggi, insieme alla Tunisia – specifica infatti il ministro degli esteri – Chiederemo la riunione del gruppo di lavoro italo-tunisino per incrementare i rimpatri”.

Il tutto senza dimenticare la Libia: “Oggi stiamo preparando la conferenza di Berlino”, dichiara ancora Di Maio, il quale vede nella stabilizzazione del paese nordafricano un punto importante per far diminuire gli sbarchi.

Alla domanda se questo nuovo decreto è in contrapposizione con il Decreto Sicurezza Bis, il leader politico dei grillini sembra lanciare un colpo al cerchio ed uno alla botte: “Non c'è nessuna volontà di mettere in contrapposizione questo decreto ad altri provvedimenti – dichiara infatti Di Maio –Sul decreto sicurezza bis c'erano osservazioni da parte del presidente della Repubblica e quelle osservazioni andranno ricevute, ma non riguardano questo genere di decreti”.

Quella lanciata dal ministro degli esteri sembra una vera e propria sfida politica su più fronti: da un lato agli stessi pezzi più “moderati” della maggioranza, con Di Maio che si erge come principale artefice dei rimpatri, dall’altro al suo ex alleato Matteo Salvini. A quest’ultimo, vorrebbe in particolare dimostrare come la sua via basata sui rimpatri è quella vincente.

Ma a distanza è lo stesso diretto interessato a rispondere: “Di Maio e Bonafede sui rimpatri? Intanto sono triplicati gli sbarchi, se Di Maio si sveglia, se Conte si sveglia, se Lamorgese si sveglia fanno un sevizio agli italiani, poi tra quattro mesi quelli che accadrà sarà interessante vederlo – dichiara Salvini durante il sit-in organizzato oggi in Campidoglio per chiedere le dimissioni della Raggi – Questo governo ha calato le braghe, ha aperto i porti, l'unico

risultato di questo è che ha triplicato gli sbarchi e mi sembra un risultato demenziale. Ora non solo non vietiamo più l'ingresso in acque italiane ma andiamo noi a prenderli altrove tra un po’ andremo direttamente in Libia”.

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