Cambia il nome ma non la sostanza. Un anno fa gli organizzatori di «Un sogno chiamato bebè» furono travolti dalle polemiche e costretti a cancellare quella che era stata battezzata la «fiera della maternità in provetta». Ci riprovano il 20 e 21 maggio, ancora in via Mecenate, zona Linate, con «Wish for a baby», il «primo evento gratuito interamente dedicato a fertilità e genitorialità». Nel sito non si fa cenno alla maternità surrogata ma non ci casca FdI che già giorni fa ha depositato un'interrogazione ai ministri dell'Interno, Giustizia e Famiglia per chiedere di «garantire il rispetto delle leggi vigenti» e «contrastare ogni forma di promozione commerciale legata a pratiche illegali». La deputata Grazia Di Maggio denuncia: «È una fiera della maternità surrogata, mercifica il corpo della donna trasformandola in oggetto». E ieri il fronte del no si è allargato ed è diventato bipartisan. A Milano le consigliere comunali del Pd Roberta Osculati (nel tondo) e della Lega Deborah Giovanati hanno depositato un ordine del giorno che invita il sindaco Beppe Sala a «fare chiarezza e attivarsi con la Questura per evitare che venga pubblicizzata la surrogata, in palese violazione della legge». Sembrano «fuori luogo per un evento rivolto a persone che cercano semplicemente informazioni su una gravidanza le norme comportamentali imposte a chi entrerà, come la distribuzione di badge strettamente personale, divieto di filmare, minaccia di espulsione, perquisizione delle borse e uso di scanner».
La capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella si oppone «totalmente» a una kermesse che «propone un'idea di bimbi trasformati in merce e del corpo delle donne in contenitore» e con un'interrogazione al ministro della Salute Schillaci chiede di bloccarla.
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