«Schedatura, pratica nazista, persecuzione». I termini contro l'iniziativa del ministro dell'Interno Matteo Salvini si sprecano. Certo, tutti sono liberi di esprimere la propria opinione, ma sarebbe onesto avere una certa linearità, se non coerenza, nell'esprimere sempre i medesimi giudizi sullo stesso tema. Ma non è così. Quando a fare i censimenti sulle popolazioni nomadi o a chiudere i campi rom sono le amministrazioni di sinistra, allora i salotti chic dei buonisti non hanno nulla da obiettare, anzi. Salvini non ha inventato nulla di nuovo: i censimenti dei nomadi sono pratica abbastanza comune, e non solo da parte di onlus o associazioni religiose. «Non confondiamo la lana con la seta», diranno subito i benpensanti col cuore a sinistra. Quelli portati a termine dalle amministrazioni progressiste sono «censimenti qualitativi». Due pesi e due misure come al solito. Un censimento è un censimento, punto. Non importa chi lo faccia. Ma non è così. Non c'è stata infatti nessuna levata di scudi quando la regione rossa per eccellenza ha chiesto a tutti i comuni di fornire i dati ufficiali su popolazione, numero di campi e frequenza alla formazione e istruzione dei nomadi. Ed ecco che nel 2014 è stato pubblicato il «Rapporto sulla popolazione sinti e rom in Emilia Romagna», da cui risultava che nella regione vivevano 2745 persone in 129 campi e aree. Non solo. Dal documento si evince pure che sono più stanziali che nomadi e che quasi il 50 per cento delle aree che occupano sono di proprietà pubblica mentre il resto appartiene a privati (quasi tutti rom). Ma era stato fatto già un censimento nel 2009, tanto che nel 2014 è stato possibile raffrontare i dati e registrare un lieve aumento delle popolazioni «nomadi» rispetto al passato.
L'Emilia Romagna? Sarà un caso. E invece no. A fare un censimento ci ha pensato pure il Comune di Milano, guidato dalla giunta rossa di Giuliano Pisapia. Anche qui esce un bel rapporto nel 2012 dal titolo «Sinti, Rom e Camminanti un progetto per includere le famiglie e i bambini e contrastare irregolarità e illegalità». Sembrano parole di Salvini. L'obiettivo del censimento? «Contrastare gli insediamenti irregolari attraverso un costante controllo del territorio» è scritto nel rapporto firmato dagli assessori Marco Granelli e Pierfrancesco Majorino (che è ancora oggi nella giunta milanese). Ma non solo. «Sono pertanto necessarie le seguenti azioni: chiusura di tutti i campi nomadi irregolari, in attuazione delle direttive comunitarie; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l'allontanamento dalla famiglia o perdita della potestà genitoriale». Curioso, vero, che nessuno abbia osato definire razzista o persecutoria questa iniziativa.
Ma le ruspe della sinistra non si sono fermate qui. Anche a Firenze, città che espresso primi cittadini illuminati come Matteo Renzi e, poi, Dario Nardella sono stati fatti dei censimenti e non solo. Nell'estate 2012, l'allora sindaco Renzi annunciava in diretta radio la chiusura definitiva del campo rom dell'Olmatello. Anche qui c'è stata la «schedatura» (come definisce Gentiloni - compagno di partito di Renzi e Nardella - l'iniziativa di Salvini) minuziosa: «8000 mq con ben 220 persone autorizzate, 8 autorizzate per sei mesi e 14 senza autorizzazione, 31 case mobili, 24 roulottes, 2 baracche, un centro sociale, con funzione anche di Moschea, e un presidio sanitario».
E pochi giorni fa è toccato all'attuale sindaco Nardella ripetere l'operazione, annunciando la demolizione di un altro campo rom, quello di Poderaccio, in 18 mesi invece di 4 anni. «Le famiglie avranno soluzioni alternative senza ricorrere a case popolari né a nuovi villaggi ha detto il primo cittadino -. Questa è la nostra linea, non c'è accoglienza senza legalità».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.