Milano, l'università dei furti di Rolex

Dopo i napoletani, i franco-algerini: lavorano a piedi in gruppo. Turisti nel mirino

Milano, l'università dei furti di Rolex

«Sì, negli ultimi sei mesi abbiamo notato una lieve recrudescenza di questo tipo di reato, tipicamente predatorio, ma va detto che anche l'azione di contrasto agli scippi degli orologi di lusso non è mai stata così penetrante: noi della squadra mobile, anche con le pattuglie in moto dei Falchi, insieme ai colleghi del commissariato Centro, tra agosto e settembre, abbiamo arrestato ben 16 rapinatori di orologi di lusso... Credo non sia una cifra da poco in un tempo tanto ristretto, no?».

Reati e risultati. Azione criminale di alto livello da una parte, dall'altra azione di prevenzione e repressione calibrate in una sintesi di servizi e operazioni distribuite tra le varie squadre, gli uffici, i commissariati. Milano è così: risponde sempre a tono, quasi fosse un obbligo, un dovere ancora più dovere. Non che altrove le forze dell'ordine non si impegnino al contrasto dei reati predatori, ma è chiaro che qui la sfida è sicuramente maggiore, quotidiana, senz'altro incessante. In questura poi il questore Giuseppe Petronzi dal suo arrivo in città ha creato un team di grande collaborazione tra i suoi dirigenti, che naturalmente lavorano come se i risultati di un ufficio confluissero nell'altro. Marco Calì, 53 anni, da tre dirigente della Mobile, con i suoi investigatori, è senz'altro uno degli assi portanti di questo team.

«Gli scippi di orologi hanno subito una evoluzione, è sotto gli occhi di tutti - ci spiega - Prima erano appannaggio praticamente esclusivo delle batterie di napoletani-trasfertisti che arrivavano con i loro motorini oppure trovavano gli scooter già pronti qui, con le targhe contraffatte, intestati a prestanome. Questi malviventi usavano la tecnica dello specchietto, lo spostavano, il guidatore sporgeva il polso ed era fatta. Ora la gente si è fatta più furba: o non abbassa il finestrino o mette l'orologio sul polso destro. Così i rapinatori aspettano che la vittima scenda dalla propria vettura e l'assaltano: del resto si tratta di un'azione fulminea, di pochi secondi, strappandolo l'orologio cede subito».

Negli ultimi sei-sette mesi il parterre degli autori degli scippi di Rolex però si è allargato, abbozziamo, e ai napoletani si sono aggiunti i franco-algerini... «Esatto - conferma Calì - I predatori sono ragazzi molto più giovani che, bypassata la tecnica del motorino che scivola nel traffico, agiscono spesso a piedi, in gruppi di 4-5 e preferiscono individuare le vittime appena uscite da boutique di alta gamma, magari dopo acquisti a parecchi zeri o nei pressi di alberghi di lusso: per aggredirle sfruttano l'effetto sorpresa. Alcuni di loro (perlopiù egiziani e magrebini) avvicinano la vittima fuori dalle discoteche e dai locali, in zona corso Como, quando è reduce da una serata di divertimento e ha le difese naturalmente più basse. Fingono di chiedere una informazione, l'ora, accerchiano la persona con fare suadente, alcuni addirittura è come se ballassero... Quindi strappano l'orologio e scappano».

C'è un'altra particolarità che contraddistingue questa nuova tipologia di rapinatori di Rolex. Calì conclude spiegandocela: «I napoletani in scooter urtavano essenzialmente al tipo di orologio specifico che riconoscevano prima del colpo, mentre ultimamente è cambiata la prospettiva: dallo scippo di un orologio di un ben preciso modello e quindi valore economico, ora gli autori di questo tipo di reato vengono attratti soprattutto da una situazione globale nella quale la vittima designata potrebbe anche indossare un pezzo importante.

In una indagine appena terminata con il commissariato Centro abbiamo notato che i rapinatori solo nella fase successiva al colpo, andavano a controllare su internet la marca dell'orologio (e quindi il valore) che erano riusciti a scippare: infatti è capitato che rapinassero anche pezzi di scarso valore».

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