Milizie iraniane nella lista nera Usa del terrore

È la proposta che Trump farà mercoledì al premier israeliano Netanyahu in visita

Milizie iraniane nella lista nera Usa del terrore

A 38 anni esatti dalla presa del potere degli ayatollah sull'Iran, la canzone nella piazza di Teheran è sempre la stessa: «morte all'America». Le agenzie locali danno a centinaia di migliaia i manifestanti, l'aria è sempre più arroventata da quando Donald Trump è diventato lo scomodo interlocutore che ha minacciato di cancellare il «pessimo accordo», così l'ha chiamato, sul nucleare, che in verità fa acqua da tutte le parti.

Il trattato del luglio dell'anno scorso registra delle violazioni, i missili balistici che, come minaccia Khamenei «possono colpire Tel Aviv in sette minuti» seguitano a essere sperimentati e a aspettare una testata nucleare degna di tanta potenza. I sorrisi diplomatici del ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif stanno svanendo nell'aria come il sorriso del gatto di Alice: il tempo e i fatti hanno fatto scolorire la mano tesa di Obama, si profila all'orizzonte una stretta di mano speciale, quella che il 15 vedrà a Washington a discutere insieme il presidente Trump e il primo ministro israeliano Netanyahu, e certo l'Iran sarà il primo argomento in agenda.

Fonti della Casa Bianca svelano una proposta americana di mettere nella lista nera delle organizzazioni terroriste proprio la Guardia Rivoluzionaria Islamica stessa, la spina dorsale del regime. Una milizia di 125mila uomini, padroni delle guerre iraniane, che controlla i 90mila basiji addetti al fronte interno, guidano le azioni terroriste, gestisce i fronti di Siria, in Iraq, in Libano, in Yemen, si occupa dei propri proxy hezbollah e hamas, porta la bandiera della distruzione antisemita. Sono credenti sciiti di diamante, che hanno represso nel sangue il disperato tentativo insurrezionale del popolo nel 2009 per cambiare il regime.

Un rapporto americano dell'Istituto per lo Studio della Guerra ha spiegato che l'Iran sta trasformando la sua struttura militare (esercito regolare e Guardia rivoluzionaria) per affrontare guerre a centinaia di chilometri dai suoi confini. Questa capacità che hanno pochissimi Stati nel mondo cambierà l'equilibrio del potere in Medio Oriente. Dice il rapporto che la leadership militare ha dislocato sia la Guardia, che i basiji in Siria in modo sperimentale, così da esporre una porzione significativa delle sue forze a questo tipo di guerra. L'Iran si appresta così a un ruolo fisso di superpotenza, di conquista; si stacca dalla preparazione delle sue forze per la guerra asimmetrica e costruisce una forza convenzionale, un vero grande esercito.

Teheran ha già saputo dispiegare migliaia di soldati di tutte le sue unità in un'operazione di 15 mesi in Siria: ha ottenuto un grande successo e si propone di usare la sua forza come deterrenza verso Israele e gli Usa mentre sa che può cambiare qualcosa anche con gli alleati russi: la rivoluzione islamica iraniana è quella che nei progetti di Khamenei e odierni riporterà il Mahdi, il loro profeta nascosto, alla conquista del mondo, e l'apocalisse non fa paura, anzi, è benvenuta.

L'Iran, col disegno implacabile di un ruolo imperialista e antisemita è in lizza con chiunque non sia dalla sua parte, in prospettiva persino con Putin, che sa benissimo, meglio dell'Unione Europea, che fare affari con una banda enorme e determinata come la Guardia alla lunga contrasterà non solo con i suoi fini, ma impedirà

ogni accordo con la componente sunnita del Medio Oriente. Sarà o una guerra continua fatta di stragi oltre anche il 40° compleanno iraniano, a meno che Trump e Putin non convengano per arginare lo strapotere degli ayatollah.

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