Sbarchi senza sosta. Anche ieri si sono riversati sulle nostre coste altri 149 migranti e Lampedusa è ormai al collasso. Un barcone con 92 persone è stato intercettato a poche miglia dall'isola, mentre un'altra piccola imbarcazione è approdata solitaria con altri 16 migranti. L'hotspot non è più in grado di tenere il passo con gli sbarchi perché, nonostante i continui trasferimenti sulla terraferma, il numero degli arrivi supera quello delle partenze. C'è da registrare inoltre un altro sbarco in Calabria, dove 41 migranti a bordo di una barca a vela sono stati intercettati dalla Guardia costiera a pochi metri dalla riva, nei pressi di Brancaleone.
I trafficanti di esseri umani oggi festeggiano, non hanno più bisogno delle navi delle Ong per riuscire a completare gli sbarchi. La politica dei porti aperti del governo rossogiallo ha raggiunto il suo scopo e i numeri lo dicono chiaramente. Nel 2019, fino al 5 settembre, data in cui a guidare il Viminale c'era Matteo Salvini, sono sbarcati in Italia 5.624 migranti, con una media di 22,7 al giorno. Nelle ultime due settimane, invece, sono arrivati 1.148 migranti, con una media giornaliera di 71,7, più del triplo. E questo non farà che riempire di soddisfazione le lobby dell'accoglienza perché riprenderanno a scorrere fiumi di denaro. Qualche numero? Nei dodici mesi, tra luglio 2018 e luglio 2019, in cui Salvini era ministro dell'Interno le spese per l'immigrazione si sono fermate a 501 milioni di euro. Nei dodici mesi precedenti, invece, le spese erano state di 2,2 miliardi. Ovvio che le lobby dell'accoglienza fossero furibonde con Salvini: ha tagliato loro 1,5 miliardi di euro. Ma la cuccagna è tornata. Magari i soldi per impedire l'aumento dell'Iva non ci saranno, ma quelli per l'accoglienza non mancheranno mai.
Il tema migranti tiene banco anche nei tribunali. La procura di Catania ha chiesto infatti l'archiviazione per Salvini, indagato per sequestro di persona. La vicenda, simile al caso Diciotti, è quella della nave Gregoretti, bloccata davanti al porto di Augusta con 115 migranti a bordo. Ora saranno i giudici catanesi a decidere se archiviare o trasferire il fascicolo al tribunale dei ministri.
Nel frattempo il premier Giuseppe Conte ostenta sicurezza sulla redistribuzione dei migranti. Ma i partner della Ue sembrano sordi su questi temi. Ma Conte si dice fiducioso. «Nel mio incontro con Macron quello dei migranti economici è stato un argomento molto battuto da parte mia. Su questo sarò testardo fino alla fine - ha detto ieri il presidente del Consiglio, ospite ad Atreju, la festa di Fdi -. Non darò tregua a Macron, gli ho detto che deve accettare questo punto. C'è una predisposizione molto più aperta, la Germania anche su questo ha dato delle aperture, lo dico con tutte le cautele, dobbiamo avere un meccanismo automatico europeo che si applichi subito».
Eppure, non è stato fatto alcun accordo neppure per i richiedenti asilo, figurarsi per i migranti economici. Un conto è che le cancellerie europee ti ascoltino, un altro è che facciano proprie le tue proposte. Ma Conte vuole dimostrare a tutti costi di poter cambiare le cose. «La linea dura è un interesse di tutti in Europa. Come anche la redistribuzione, si accettano cose belle e meno belle. Non ho mutato idea su questo punto: non ho detto che oggi in Italia entri chiunque. Ormai hanno capito che l'Italia non accetterà più i migranti come in passato e non se li terrà da sola sul territorio», ha spiegato. Peccato che redistribuire i migranti non significhi arginare il fenomeno ma incrementarlo.
Se Parigi e Berlino accettassero di farlo, si moltiplicherebbero gli sbarchi, con i trafficanti di esseri umani che potrebbero garantire ai disperati non l'arrivo in Italia, ma addirittura nelle mete preferite: Germania e Francia. Pura fantasia.
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