Minacce da Iran e Hezbollah. Israele chiude 28 ambasciate

Anche la sede diplomatica di Roma tra quelle allertate. Migliaia in piazza a Teheran. "Niente resterà impunito". Nasrallah: "Risposta sicura, è la svolta dal 7 ottobre"

Minacce da Iran e Hezbollah. Israele chiude 28 ambasciate
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La minaccia di una rappresaglia dell'Iran dopo l'attacco anti-iraniano a Damasco, attribuito a Israele, porta alla chiusura di 28 ambasciate israeliane nel mondo, tra cui quella italiana a Roma. Fra i tre scenari dell'annunciata vendetta di Teheran, il più probabile è considerato dall'intelligence israeliana quello di possibili attentati alle sedi diplomatiche dello Stato ebraico nel mondo, insieme al rischio di intensi attacchi missilistici di Hezbollah dal Libano e dalla Siria e di un attacco diretto dall'Iran, considerato il meno probabile, verso infrastrutture israeliane.

Massima allerta in tutto il mondo, dunque, dopo che Teheran ha ribadito, attraverso il comandante della Guardia rivoluzionaria, il generale Hossein Salami, che «nessuna minaccia resterà senza risposta». Un concetto ribadito dal leader sciita del gruppo libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un discorso in cui si è detto «orgoglioso dell'alleanza con l'Iran», ha definito «un punto di svolta» dal 7 ottobre l'attacco al consolato di Damasco e «inevitabile» una risposta iraniana, dopo aver spiegato che il suo gruppo non ha ancora utilizzato le sue armi principali.

Nella Repubblica islamica si è celebrata ieri, ultimo venerdì di Ramadan, la «Giornata di al-Quds» (Gerusalemme, in arabo), istituita nel 1979 dall'ayatollah Khomeini per chiedere la liberazione della Palestina e la caduta di Israele. Manifestazioni in duemila località del Paese mentre in mattinata si sono svolti a Teheran i funerali dei 7 pasdaran uccisi nel raid in Siria. Alle esequie ha partecipato il capo della Jihad islamica, Ziad al-Nakhala, segno di vicinanza e compattezza del fronte estremista dell'islam politico che sta cavalcando la guerra a Gaza.

Secondo Mohammad Jamshidi, il numero due dello staff del presidente iraniano Ebrahim Raisi, in un messaggio scritto Teheran avrebbe anche avvertito la leadership americana di «non lasciarsi trascinare nella trappola che Netanyahu ha preparato per gli Stati Uniti». «State lontani per non farvi male», è l'avviso recapitato a Washington, che secondo Teheran avrebbe chiesto in cambio di non colpire obiettivi americani, un'informazione che non ha ricevuto conferme.

Dopo l'ultimatum a Israele di Joe Biden, che ha chiesto una svolta per i civili a Gaza, ma ha promesso di restare al fianco di Gerusalemme contro l'Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una video-dichiarazione ha spiegato che «per anni, l'Iran ha agito contro di noi sia direttamente che attraverso i suoi alleati. Pertanto, Israele agisce contro l'Iran e i suoi alleati, in modo difensivo e offensivo». Lo Stato ebraico, in realtà, non ha mai ammesso l'attacco anti-iraniano di cinque giorni fa in Siria e, come accaduto in altre operazioni all'estero, è improbabile che lo faccia.

Ma il messaggio del premier israeliano è chiaro: «Sapremo difenderci e agiremo secondo il semplice principio che se qualcuno ci fa del male o pensa di farci del male, noi gli faremo del male», ha detto Netanyahu. «Abbiamo rafforzato i sistemi di difesa - ha sggiunto il portavoce delle Forze Armate israeliane Daniel Hagari - e abbiamo un'aviazione preparata alla difesa e pronta ad attaccare in vari scenari».

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