Minacce in rete contro Di Maio. Tra i perquisiti una casalinga

Un vero e proprio attacco quello messo in atto via Instagram da una casalinga 50enne nei confronti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Minacce in rete contro Di Maio. Tra i perquisiti una casalinga

Milano «Muori male e per mano del popolo». Un vero e proprio attacco diretto - e davvero senza mezzi termini - quello messo in atto via Instagram da una casalinga 50enne nei confronti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «reo», secondo la signora in questione, di aver postato dichiarazioni sulla guerra in Ucraina, su Twitter. Dopo aver sfogato la sua rabbia, la donna, che abita a Busto Garolfo (hinterland milanese), è stata denunciata dalla Digos di Milano per minacce. Anche se secondo gli accertamenti degli investigatori dell'ufficio politico lombardo non avrebbe dietro una connotazione ideologica e tanto meno una matrice politica, l'indagine, avviata dalla Polizia Postale e coordinata dalla Procura di Roma, va avanti.

Intanto la Digos ha rintracciato e raggiunto la donna venerdì a casa sua per la perquisizione. La casalinga (una incensurata che al momento risulta disoccupata), è sposata e ha figli. Non appartiene ad alcun partito politico e non è mai stata tra le fila dei movimenti No pass No Vax che negli ultimi mesi sono stati vettori di diversi messaggi di odio, ma anche di vere e proprie minacce verso esponenti politici a vari livelli. Frustrazioni, amarezze e sentimenti negativi che sulla tastiera del suo cellulare sono degenerati in odio e in un reato penalmente rilevante e punibile.

Le minacce al ministro degli Esteri però non provengono solo dal telefonino della milanese, alla quale sono stati sequestrati la sim e il cellulare che ha usato per far arrivare le sue dichiarazioni «di guerra» al ministro, mentre il suo profilo è stato congelato dalla Postale per consentire gli accertamenti del caso e conservare in maniera definitiva i suoi post come elementi di prova.

Altre due perquisizioni sono state eseguite a Vicenza e a Udine, e anche in questi altri due casi sui telefonini di chi ha scritto e inviato i messaggi incriminati si è riscontrata la presenza degli account anonimi usati proprio per inviare le frasi di odio al ministro Di Maio.

Affermazioni che non lasciano dubbi, come «Sì dai, armateci e decideremo poi a chi vogliamo sparare» oppure «Non ci sono parole per descrivere, vai solo buttato nel rusco» sono le altre intimidazioni contenute nei post di risposta alle dichiarazioni sulla guerra in Ucraina che il titolare della Farnesina aveva postato su Twitter.

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