La mini naja ogni tanto emerge come un fiume carsico, ma poi ritorna nel dimenticatoio. Il fautore, da sempre, con l'Associazione nazionale alpini (Ana) è Ignazio La russa, che lo aveva proposta quando era ministro della Difesa. «Ho predisposto, ma non lo presenterò io perché come presidente del Senato non posso e lo farà un gruppo di senatori, un disegno di legge per portare a 40 giorni», quella che è conosciuta come mini naja volontaria. Una norma già esistente, ma mai finanziata e attivata. Fonti della Difesa fanno notare fanno notare al Giornale «che il modo con cui è stata lanciata ed i contenuti non sono stati nemmeno commentati dal vertice politico». In questi tempi rischia di essere uno spreco di risorse. E piuttosto bisogna parlare seriamente di riserva operativa.
La legge 119 approvata in agosto dal precedente Parlamento prevede una riserva di 10mila persone, in caso di emergenza legata al terrorismo, ai conflitti o alle pandemie, altri problemi sanitari di massa e catastrofi naturali.
La Russa ha rilanciato la mini naja nel suo discorso in chiusura delle celebrazioni organizzate ieri dagli alpini a Milano per ricordare tutti i Caduti. «Quando c'era il servizio militare il periodo di addestramento durava 40 giorni - ha dichiarato - Credo sia giusto fare una legge che consenta di passare 40 giorni nelle Forze Armate».
La scelta volontaria è necessaria perché rendere la mini naja obbligatoria sarebbe fuori dalla storia e costerebbe non poco. La Russa. «A fronte di questa partecipazione prevediamo una serie di incentivi» spiega La Russa, come crediti per la carriera scolastica e per i concorsi pubblici. Gli abili arruolati per i 40 giorni dovrebbero andare dai 16 a 25 anni di età.
A dare manforte a La Russa ci ha pensato il presidente dell'Associazione nazionale Alpini, Sebastiano Favero: «Vogliamo che i giovani di oggi possano avere la possibilità di fare un'esperienza concreta e vera a servizio della Patria». In pratica si tratterebbe di campi scuola, che permettono ai giovani di sentirsi parte del Paese con una divisa addosso, anche se temporanea. E poi potrebbero portare «linfa a tutte le associazioni d'arma», osserva La Russa. L'ultima volta ci aveva provato Forza Italia nel 2019 con Matteo Perego di Cremnago, primo firmatario. I costi erano a carico del Fondo di riserva del ministero dell'Economia e prevedeva l'acquisizione di 12 crediti universitari. La mini naja, però, non è decollata. Nonostante nel 2017 l'allora ministro della Difesa, Roberta Pinotti, del Pd aveva aperto le porte alla richiesta dell'Associazione alpini. Un progetto di servizio obbligatorio civile che avrebbe aiutato l'Ana ad affrontare la lenta e inesorabile erosione degli iscritti alle Forze Armate professionali.
L'opposizione ha subito sparato a palle incatenate: «Idea ridicola», sintetizza il verde Angelo Bonelli; per il dem Alessandro Zan La Russa è «inappropriato». Dubbi anche fra i moderati di Azione. «Il presidente La Russa sa che si tratta di cose già viste e sperimentate, diciamo, un secolo fa? - dichiara Daniela Ruffino - Quando sui muri dell'Università o nelle stazioni si leggeva il celebre motto: Libro e moschetto fascista perfetto».
A parte le provocazioni per fare rispuntare sempre il fascismo,
morto e sepolto, il vero tema è la riserva operativa di 10mila persone soprattutto adesso in tempi di guerra nel cuore dell'Europa. Le Forze Armate dovrebbero contare su 150mila uomini, ma siamo al di sotto delle aspettative.
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