Bufera sul ministro dello Sport Andrea Abodi (nella foto), preso di mira dal «campo largo» per le affermazioni sul coming out di Jankto, centrocampista del neopromosso Cagliari di Claudio Ranieri. Facciamo un passo indietro. Jakub Jankto è un calciatore della Repubblica Ceca, con un passato anche prolifico, con la maglia della Sampdoria. Nel febbraio del 2023, dopo aver già salutato i colori blucerchiati, Jankto afferma di essere omosessuale.
Non è un coming out come un altro: Jankto è un centrocampista, pure molto promettente, di una nazionale che ha sfornato più di qualche campione. E molti si chiedono, tra commentatori e non, se il mondo del calcio sia pronto. «Sono state tre settimane difficili, soprattutto la prima, perché non sapevo cosa aspettarmi.
L'unica cosa un po' difficile è stata spiegarlo a nostro figlio, ma grazie a mia moglie abbiamo raggiunto un accordo e facciamo di tutto per lui», afferma, ai tempi, il ragazzo. Passano anni. Le esperienze al Getafe o alla Slavia Praga, per la mezzala, non sono paragonabili al periodo a Genova, e Jankto torna in Italia. Il Cagliari di Ranieri, maestro indiscusso di risultati (e di catenaccio), lo accoglie a braccia aperte. E la città sarda coccola la sua promessa di campione che nel tempo è rimasta tale.
Così torna d'attualità il coming out. E qualcuno prova a stuzzicare sul tema il ministro Abodi, che replica con una considerazione tanto semplice quanto stigmatizzata dal politicamente corretto. «La società probabilmente, in generale, ancora qualche passo in avanti può farlo. Per quanto mi riguarda è prima di tutto una persona e secondo è un atleta. Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali». La premessa, che la sinistra ometterà nel suo linciaggio, è di assoluto buon senso. Poi il passaggio contestato: «Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui», afferma il capo del Dicastero dello Sport. L'opposizione moralista, pronta all'assalto, si esprime in tutta la sua veemenza. Alessandro Zan, parlamentare dem, guida la fronda. «Ripetiamo ancora una volta, oggi insieme al ministro dello Sport Abodi: l'orientamento sessuale non è una scelta, come non si sceglie l'etnia o qualsiasi altra condizione personale». In tarda serata, spunta anche Elly Schlein: «Penso che non sia un caso ma una strategia. La destra vuole piantare delle bandierine», osserva. E cita l'omofobia, come tutto il Pd. Tutta l'indignazione della minoranza si lega alla parola «ostentazione». E il resto del ragionamento di Abodi, nelle staffilate di dem, grillini e compagni, scompare. Pure il mondo dell'associazionismo si muove, con Gaylib che domanda a Lega calcio e ad Aic di prendere le distanze dalle affermazioni del ministro. Ma la politica rimane la più attiva. Chiara Braga, vicinissima a Elly Schlein, parla di «ministri ottusi». L'europarlamentare dem Pina Picierno si dice «inorridita» e continua con la tesi secondo cui il governo Meloni esprimerebbe una «politica omofoba e retrograda». I grillini, come ormai è tradizione, seguono a rimorchio.
Per Luca Pirondini, capogruppo in commissione Cultura, Abodi dovrebbe far comprendere «meglio cosa intendeva» per mostrare «rispetto verso le persone». Abodi precisa parlando di «rispetto per le persone», ma ormai a sinistra son partiti col linciaggio.
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