"Minuto di silenzio per Nasrallah". La piazza che piange il terrorista

I sit-in di Roma e Milano si trasformano in inni al capo di Hezbollah. Insulti a Segre e Crosetto, bollati come "agenti sionisti" nei cartelli

"Minuto di silenzio per Nasrallah". La piazza che piange il terrorista
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Tra minuti di silenzio per Hassan Nasrallah, appelli per «tutti i martiri» e alla «resistenza», manifestazioni contro il «terrorismo sionista», bandiere di Hezbollah, cartelli con i volti di personalità accusate di essere «agenti sionisti». Ieri nelle piazze italiane è andato in scena uno spettacolo desolante.

Alla notizia della morte del capo del Partito di Dio, c'è chi non ha perso occasione per «scendere in piazza per il Libano» contro «il regime sionista». Sono gli stessi che fino a pochi giorni fa manifestavano per Gaza, che in questi mesi hanno occupato le università al grido di «Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera» e che si preparano a organizzare convegni e cortei pro Palestina in concomitanza del 7 ottobre.

Ieri però è avvenuto un salto di qualità, non più appelli allusivi, ammiccamenti nei confronti di Hamas, non-detti carichi di significati e una vera e propria presa di posizione a favore di Nasrallah. Nelle manifestazioni di Roma e Milano promosse, tra gli altri, dal collettivo comunista Cambiare Rotta, Osa e i Giovani Palestinesi c'è stato un minuto di silenzio chiesto dagli organizzatori per Hassan Nasrallah mentre nell'evento romano si è arrivati al punto di sventolare una bandiera di Hezbollah.

Ma la cosa più grave è avvenuta a Milano dove sono comparsi cartelli con volti, nomi e cognomi di giornalisti, politici e imprenditori tra cui Liliana Segre, Guido Crosetto e Riccardo Pacifici. Un fatto subito condannato da Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fdi: «Nomi e cognomi associati a volti. Nemici, da combattere. Nemici, contro cui scagliarsi. Dopo la diffusione di una vera e propria lista di proscrizione, adesso i pro Hamas individuano gli obiettivi da colpire incitando la piazza alla violenza e al terrorismo». E la Comunità ebraica di Roma definisce «ignobile e minacciosa» la manifestazione di Milano. «Ogni limite è superato».

L'associazione Giovani Palestinesi ha inoltre rilasciato un comunicato dal titolo emblematico «si può uccidere un leader della resistenza ma non si può uccidere la resistenza» in cui si legge che «una resistenza di popolo, una resistenza radicata nei cuori, come quella contro il colonialismo sionista, sopravvive ai suoi leader, a qualsiasi leader». Da qui la citazione di un «leader e martire palestinese»: «Ogni volta che viene assassinato un leader, ne nascono altri 10. Ogni volta che ascende al martirio un combattente, nascono 100 nuovi combattenti. La lotta per la nostra causa continua e non si fermerà fino alla sconfitta del nemico, fino alla vittoria».

Nella loro celebrazione di Nasrallah i collettivi dovrebbero anche ricordare quando lo scorso aprile il leader di Hezbollah elogiava l'attacco dell'Iran a Israele citando in un suo tweet Benito Mussolini e la frase «meglio un giorno da leone che cento da pecora». Come si coniughi la critica alla «svolta reazionaria» di questo governo di «fascisti dentro» denunciata nelle manifestazioni di ieri con la celebrazione di una figura che citava Mussolini, rimane un mistero. Eppure ieri in piazza c'era anche un pezzo di sinistra e non solo quella «estrema».

Dalla Lega milanese, per esempio, fanno notare nello stesso corteo (lo stesso di chef Rubio) ha sfilato, fra gli altri, anche Lorenzo Pacini, assessore municipale e componente della segreteria nazionale del Pd.

E domani si aprirà una settimana caratterizzata da nuove proteste e cortei che culminerà l'8 ottobre con la «giornata di agitazione nazionale nelle scuole e nelle università».

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