Nemmeno lei avrebbe potuto scommettere un solo centesimo di euro sul suo attuale status non più tardi di sei mesi fa, ovvero quando la vicenda della sua incarcerazione a Budapest divenne «mainstream». Fatto sta che anche Ilaria Salis si è insediata ufficialmente all'interno della sede parlamentare di Strasburgo come nuova eurodeputata per i prossimi cinque anni: a suggello di un clamoroso epilogo favorevole a una persona che non solo non ha alle spalle un minimo excursus istituzionale (i casi di persone elette che non avevano mai masticato politica sono infiniti), ma è anche diventata celebre per via di alcuni fatti quantomeno controversi.
Prima l'accusa mossa dai magistrati ungheresi di avere partecipato a un'aggressione e di far parte dell'organizzazione criminale «banda del martello» che gli è costata sedici mesi di carcere preventivo nell'Est Europa. Lei ha sempre negato gli addebiti - che comunque hanno contribuito ad apparecchiarle una candidatura per Alleanza Verdi e Sinistra - e la sentenza dirà chi ha ragione e chi torto. Di certo, Salis non ha invece negato di avere occupato per anni un alloggio popolare a Milano, in zona Navigli, per il quale l'Aler le ha contestato 90mila euro di debito. E, anzi, ha rivendicato di avere fatto parte dei movimenti per la casa.
Tuttavia l'insegnante brianzola ha voluto mettere le mani avanti: vivere in un appartamento occupato «non è qualcosa da furbetti», bensì è un'«azione legittima» e «logorante», aveva affermato in barba alle leggi vigenti in un post sui social. Tutte dichiarazioni rilasciate dopo la sua elezione in Europa: e chissà se l'esito sarebbe stato lo stesso nel caso queste notizie fossero uscite prima del voto. Non bastasse tutto questo, sempre per quanto riguarda il tema case, più recentemente era esploso il giallo della residenza fantasma: all'indirizzo nel quale lei aveva dichiarato pubblicamente di vivere, nessuno dei vicini di casa l'ha mai incrociata, nonostante sia poi comparso magicamente il suo cognome sul citofono di riferimento proprio poco fa.
Le sue critiche strumentali al sistema carcerario, utilizzate come leva per attaccare il governo Meloni, hanno chiuso il cerchio nella marcia di avvicinamento alla sessione costitutiva di ieri, dove Salis si è seduta al seggio numero 375 per votare
(invano) contro Metsola al bis della presidenza dell'Europarlamento. Dalla casa popolare dei Navigli allo scranno Ue, in totale libertà: un'incredibile «resurrezione» per uno dei tanti miracolati della politica italiana.
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