Miss Libano deve restituire la fascia: "È colpevole di aver visitato Israele"

Era andata in viaggio studio violando le leggi di boicottaggio

Miss Libano deve restituire la fascia: "È colpevole di aver visitato Israele"

Le ragazze che partecipano al concorso di bellezza per Miss Emigrante Libanese sono naturalmente stupende e hanno un radioso sorriso sul volto: sembrano soddisfatte, in foto, di vivere lontano dal Paese ormai dominato dagli Hezbollah, l'organizzazione sciita libanese vassalla dell'Iran dichiarato terrorista dagli USA e per la sua parte militare (delicata sottigliezza) anche dall'Europa. Ma Amanda Hanna, che è svedese-libanese e ha vinto il 12 agosto l'ambito riconoscimento, non sorride più come nelle foto con la fascia della vittoria: Amanda è stata privata del titolo quando il ministro del Turismo ha accertato, su denuncia del solerte presidente del premio, che la giovane donna ha visitato Israele un anno fa in violazione delle leggi di boicottaggio. Orrore: aveva usato il suo passaporto svedese per visitare l'odiata terra che gli hezbollah e i loro capi iraniani dichiarano continuamente di voler distruggere.

Si trattava di un viaggio accademico. Amanda allora scrisse un post su Facebook in cui si smarcava dai pregiudizi correnti su Israele: «Mi sono sbagliata, è stata una delle settimane più belle della mia vita. Ho potuto conoscere chi mi è capitato vicino e sono davvero maturata come persona. È stato un viaggio meraviglioso e sono incredibilmente contenta di avervi partecipato». Un breve sogno di pace, un anelito di libertà: è durato finché l'anima bigotta estremista e antisemita del Libano odierno (che peccato era l'unico Paese pluralista del Medio Oriente oltre a Israele) non ha ricondotto Amanda nei ranghi, quelli dell'odio obbligatorio, punendola per il suo viaggio. Una bambola deve restare una bambola, non vorrà mica fare amicizia con gli ebrei, le bambole libanesi odiano Israele.

Non è la prima volta che una donna viene privata del suo titolo di bellissima. Nel 2006 quando Miss Nevada Katie Rees posò per varie foto in cui ostentava un rapporto omosessuale; o nel 1984 quando Vanessa Williams, prima nera a diventare Miss America, fu costretta a rinunciare quando apparve nuda su Penthouse. In tempi vicini, nel 2015, la concorrente libanese a Miss Universo, Sally Greige, fu quasi costretta a rinunciare per un «selfie» in cui appariva anche miss Israele, Doron Matalon.

Fu riammessa quando dichiarò che la Matalon era saltata dentro la foto a forza, ma che lei naturalmente non la voleva. Anzi, possiamo aggiungere noi, naturalmente la odiava. Anzi, forse per compiacere gli organizzatore del «contest» voleva anche ammazzarla. Perché questo invece sarebbe legittimo per ogni bella miss del mondo arabo.

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