Xi Jinping gli ha regalato la Luna, cioè un pezzo della crosta recuperato dalla sonda Chang'e 5, ma Sergio Mattarella non si ammorbidisce. E dunque, via i dazi. «È proprio lo spirito di collaborazione che ci anima a sollecitare un rapporto equilibrato e la rimozione delle barriere che ostacolano l'accesso dei prodotti italiani al mercato cinese», dice l'inquilino del Quirinale. Poi, basta con il protezionismo. «Servono procedure volte per un'equa e corretta concorrenza e intese reciprocamente vantaggiose». E datevi da fare per la pace. «Pechino faccia sentire la sua voce. Mi aspetto che la Cina usi la sua grande autorevolezza per porre fine alla brutale aggressione russa all'indipendenza dell'Ucraina».
No, Sergio Mattarella, il «grande amico» di Xi, stavolta non usa troppi giri di parole per sollecitare il Celeste Impero a muoversi sul commercio e la geopolitica mondiale. Sui diritti umani invece occorre più diplomazia. La «tutela della dignità della persona» per noi occidentali «è un presidio di civiltà», ma ribadire il principio non significa «un'interferenza, piuttosto un invito per comportamenti coerenti con la dichiarazione dei diritti dell'uomo».
Terzo giorno di visita del presidente della repubblica in Cina. Il presidente, oltre ad altri dignitari, vede il premier Li Qiang e tiene una lectio magistralis all'università. La parola chiave è dialogo, perché è parlandosi e sedendosi agli stessi tavoli bi e multilaterali che si possono spianare le divergenze. Serve dunque un colloquio continuo tra Cina e Ue, «fluido, responsabile e continuo». Sarebbe «un valore» sia dal punto di vista economico, sia per la stabilità internazionale. Pechino butti il peso «del suo prestigio a sostegno delle norme di convivenza civile tra i popoli». Lo faccia contare a Mosca e a Teheran. Se l'integrità territoriale di Kiev «è il primo passo verso una pace giusta sulla base dei principi dell'Onu», secondo il capo dello Stato Xi potrebbe dire la sua pure in Medio Oriente. «Confido - sice attarella - che la Cina aggiunga la sua voce per giungere alla moderazione e applicare la soluzione a due Stati, Israele e Palestina».
Vale anche il commercio, oggi davvero troppo sbilanciato. «La Cina - spiega Mattarella - è per l'Italia il primo partner economico in Asia. Rimuovere le barriere corrisponde non solo agli interessi delle nostre imprese, ma pure alle attese dei consumatori cinesi, sempre più esigenti e attenti alla qualità». I dazi bloccano l'ingresso nel Paese del Dragone del Made in Italy e dei prodotti di eccellenza. «In sei anni l'interscambio si raddoppiato, passando da 38 a 74 miliardi. È giunto però il momento di un riequilibrio».
E vale per la finanza. «Siamo aperti a nuovi investimenti, in una logica di trasparenza, correttezza e mutuo vantaggio, che stimolino occupazione e generino crescita del valore e delle competenze». Di soldi italiani in Cina ne sono partiti tanti «e in maniera piuttosto veloce», 15 miliardi di euro nel solo 2023, adesso si spera «che quelli cinesi in Italia, che sono sotto il potenziale, possano crescere con altrettanta velocità». La Via della Seta è un capitolo chiuso, un errore che ha provocato frizioni e polemiche, ora cominciamo a collaborare da pari a pari. E ricorda la visita di Giorgia Meloni soltanto pochi mesi fa, a luglio, con la firma dell'intesa triennale di attuazione del partenariato. «Dimostra lo spirito costruttivo e la volontà di intensificare i già eccellenti rapporti sotto ogni profilo».
Ed e già tempo di
bilanci. «Abbiamo registrato piena sintonia e convergenza di valutazioni - racconta il capo dello Stato a Zhao Leji, presidente dell'Assemblea del popolo -. Una relazione antica che trova oggi piena collaborazione politica».
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