"Amicus Plato, sed magis amica veritas", è una locuzione latina ampiamente nota di cui poco o nulla si sa sull'origine o sulla vera attribuzione, ma tanto sul suo significato: "Platone è mio amico, ma mi è più amica la verità". Il senso è che non esiste nulla di più importante della verità stessa, a tal punto che essa supera anche l'amico più caro o tutto ciò a cui attribuiamo il massimo rispetto o ammirazione. C'è chi ha messo Socrate al posto di Platone, chi tutti e due, chi l'ha attribuita allo stesso Platone o Aristotele, ma il risultato non cambia: nel corso dei secoli è rimasta così, scolpita nelle lettere, a ricordarci che esiste la verità e poi tutto il resto.
Perché questa premessa? Perché ieri Beppe Grillo, leader maximo del Movimento 5 Stelle, ha pensato bene di "citare" il filosofo greco per lanciare il messaggio di sfida dal suo mondo social. Diciamo "citare" tra virgolette non per qualche strano scherzo dell'articolo, ma perché a vedere bene di quella frase citata da Grillo ("Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l'insuccesso sicuro: voler accontentare tutti") non c'è traccia nelle opere di Platone. O meglio, c'è traccia ma nel mondo di Google, dove imperversano foto di dubbio gusto con questa frase attribuita a Platone. Ma nessuno riesce effettivamente a capire dove avrebbe scritto o detto questa frase il filosofo ateniese. Sarà forse una frase estrapolata e reinterpretata dal "Politico"? Tutto è avvolto ancora nel giallo.
Il dubbio che sia una di quelle frasi attribuite a caso nel grande universo dei social network inizia a essere pressante. Il che di per sé non sarebbe per forza un peccato gravissimo, dal momento che ormai è di moda estrapolare frasi e inserirle nei contesti più assurdi. Siamo tempestati di foto di persone al mare con frasi filosofiche sul senso della vita mentre si sorseggia un cocktail o si mostra il bikini su uno scoglio, ben vengano citazioni filosofiche collegato alla politica, massimo esempio della razionalità umana.
Certo, se fosse anche stata veramente di Platone sarebbe stata meglio. Ma fino a prova contraria, nei "Dialoghi" e nelle sue varie opere, pare non esservi traccia di questa frase. Che infatti non viene citata insieme alla sua fonte. Errore da penna blu quando si vuole inserire una locuzione di un grande pensatore.
Ma proviamo ad andare oltre: ammettiamo (e non concediamo) che questa frase sia effettivamente di Platone. Senza screditare la ricerca filosofica, è curioso che un uomo che crea un sistema basato sulla piattaforma "Rousseau", che prende il nome da un altro illustre filosofo, chiuda il cerchio citando lo pseudo-Platone. Curioso ma anche simbolico visto che i due rappresentano anche dei pensieri politici che forse svelano più di ogni altra cosa il percorso del grillismo: da tempio della democrazia diretta a qualcosa di molto più simile ai presunti "giochi di palazzo".
Quando è nata, la piattaforma Rousseau si ispirava alle presunte teorie politiche del filosofo di Ginevra. Presunte, perché al pari della dubbia frase di Platone, queste idee sono state ben travisate per costruire un totem a cui immolare la politica italiana. Vero che Rousseau aveva concepito la possibilità della democrazia diretta come contraltare al potere assoluto del monarca: ma è anche vero che non solo Rousseau cambiò poi opinione, ma non è neanche possibile declinare su scala nazionale un sistema semmai utilizzabile in un cantone svizzero. Al massimo in una grande città. L'idea che il suddito sia al contempo sovrano, che la democrazia diretta renda il suddito legislatore e che il governo serva solo ad applicare le leggi espresse da questa presunta "volontà generale" oltre a essere molto opinabile è anche poco realizzabile in un sistema con milioni di persone.
Ma in ogni caso, tutto partiva da Rousseau, con dinamiche anche simboliche precise. Poi però di quel Movimento si è persa nel tempo traccia. Sì, i Cinque Stelle si esprimono, ogni tanto, su Rousseau. Ma in realtà sono loro a fare da legislatori: altro che volontà popolare diretta. E questo, se è una prova di maturità, è anche però una grande prova di cambiamento. Tanto che oggi sono i grandi delegati del grillismo a parlare con Mario Draghi, non certo il popolo del web a colpi di clic.
Ecco quindi che entra in campo Platone. O meglio, il presunto Platone citato da Grillo. Che paradossalmente, invece di mandare un messaggio attraverso quella frase, l'ha mandato attraverso la strana attribuzione. Che il Movimento stia passando da Rousseau a Platone? Il filosofo ateniese non ha certamente un pensiero politico identico in tutte le fasi della sua vita. Tuttavia non si può non pensare alla "Repubblica", dove è ricostruito lo Stato ideale che è un sistema che lui stesso definisce utopistico e che come tale dovrà rimanere. In ogni caso, anche nelle altre opere non si parla certo di democrazia diretta.
Nella "Repubblica", che è il testo rimasto più scolpito nella cultura dello Stato platonico, la città è divisa in tre classi sociali ben separate in cui i filosofi governano, i guardiani la difendono e la terza classe, il popolo, lavora per permetterne la sopravvivenza. Tutto è armonico come in un solo corpo, dice Platone, i governanti e i guerrieri nulla hanno di proprio. Ed è lo Stato a sovrintendere all'educazione dei figli che naturalmente saranno portati a essere governanti, guerrieri o sudditi. In altri testi si loda la monarchia, che a quel tempo era una forma di governo molto nota e utilizzata in varie parti del mondo ellenico sotto forma di tirannide. Ma di democrazia diretta è molto difficile trovare traccia, e di certo non è idealizzata. C'è semmai una classe di governanti illuminati, nata proprio dalla presa d'atto che la moltitudine, la folla, il popolo, non possa governare decidendo le sorti della "polis". Per Platone sembra impossibile credere che tutti possano concorrere alle scelte politiche, perché deve esistere una classe di sapienti che gestisce in nome del bene comune la città. Tutti hanno le stesse chance dalla nascita, ma poi è la Natura, con lo Stato, a rendere i cittadini migliori quelli in grado di decidere il destino di tutti, e tutti sono convogliati in una delle diverse classi in base alle capacità.
Chiedendo perdono ai filosofi
citati e a chi studia giorno e notte queste materie, chiudiamo con questa domanda: sarà che il Movimento è passato dalla democrazia diretta al governo dei tecnici e che Grillo abbia voluto, inconsapevolmente, mandare un segnale a tutti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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