La montagna non ci sta. "Chiudere è una follia". E la guerra dello sci spacca mezza Europa

Le Regioni insistono per riaprire gli impianti in sicurezza, il governo non cede: "Troppi rischi". Telefonata Conte-Von der Leyen. L'Austria strappa: "Ristori se salta l'inverno". La Svizzera "chiama" gli italiani, Macron rinvia a gennaio

La montagna non ci sta. "Chiudere è una follia". E la guerra dello sci spacca mezza Europa

La guerra dello sci è scoppiata. Sul banco degli imputati, nel ruolo di grande untore, c'è il mondo della neve, come mesi fa quello della «movida». «Non è possibile consentire vacanze» ha detto il premier Giuseppe Conte, auspicando un «protocollo europeo». Conte ieri ha sentito al telefono Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ma un accordo pare arduo, anzi la linea del governo ha aperto un braccio di ferro con l'Austria e scatenato una valanga di reazioni in Italia, ma ieri i tecnici hanno confermato il no.

LE AUTORITÀ SANITARIE

«Nessuno sottovaluta il peso economico di un blocco degli impianti - ha spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli - Ma i numeri non permettono una riapertura». «C'è un'economia che si muove sulle strutture sciistiche - ha detto Gianni Rezza, dirigente del ministero - L'anno scorso abbiamo visto molte file e da lì partì molta gente infetta. È quello che si muove attorno che preoccupa».

L'INDUSTRIA DELLA NEVE

Sull'altare del sacrificio c'è una bella fetta di economia del Nord. E nel «day after», gli impiantisti provano a lanciare ancora un appello, sperando in un punto di incontro. «Il turismo invernale vale 10 miliardi, un terzo arriva dal Natale. Ogni 10 euro di giornaliero, uno va agli impianti, il resto all'indotto», mettono nero su bianco Federturismo e Valeria Ghezzi, presidente di Anef, la confindustria della neve. Gli operatori chiedono di non essere condannati senza appello. Anche perché l'accusa è tutta da dimostrare.

SCI NO? MONTAGNA SÌ

Gli albergatori fanno i conti con un pessimismo di diverse sfumature. Nelle zone gialle, Veneto e Trentino, le prenotazioni facevano ben sperare. L'idea è «contingentare lo sci, ma non la montagna», puntando per una volta su quel 2-5% di fondisti ciaspolatori, scialpinisti o semplici esteti dell'alta quota. Non grandi numeri, ma meglio di nulla. Più tranchant il resto «rosso» delle Alpi: «Senza il Natale la stagione è già compromessa, ma utilizziamo il periodo per un rodaggio anche delle nuove regole, magari aprendo prima ai residenti, poi almeno su base regionale».

LE REGIONI IN CAMPO

Schierate col mondo della montagna, le Regioni. «Follia. Verrà messo a repentaglio il lavoro di anni» dichiara Davide Caparini, assessore lombardo, paventando un scenario in cui in Italia ci sarà una «serrata forzata», mentre «le località sciistiche svizzere e austriache saranno a pieno regime». Le Regioni hanno proposto delle linee guida. Due le condizioni poste dal veneto Luca Zaia: «Se ci sarà chiusura servono ristori» e «anche i Paesi confinanti chiudano». «Alcuni confini sono virtuali», «si scia da un paese all'altro senza controlli».

NO GRAZIE DELL'AUSTRIA

All'Austria l'iniziativa dell'Italia non piace affatto. «Le vacanze invernali in Austria saranno sicure» ha detto ministro del turismo Elisabeth Koestinger. Secondo il ministro, le aziende sono già pronte e la richiesta avanzata dall'Italia è inutile. Se l'Ue vuole chiudere «deve pagare», ha aggiunto il ministro delle Finanze Gernot Bluemel, chiarendo che si tratterebbe di assicurare l'80% dei proventi, in linea con quanto già prevede lo Stato austriaco, che sta anche studiando uno screening di massa con priorità a lavoratori del settore e utenti.

LA SVIZZERA FA DA SÉ

In Francia il presidente Emmanuel Macron ha detto che lo sci è «impensabile sotto Natale». «Meglio gennaio». In Svizzera gli impianti sono aperti. Fra gli altri Verbier, Zermatt, Crans Montana e Diavolezza. C'è il pienone. Gli italiani però non possono valicare le frontiere. Se la Ue raggiungesse un accordo «no ski», la Svizzera potrebbe sfilarsi.

LA FUGA IN AVANTI

Aprire almeno su base territoriale è l'idea dell'Alto Adige: tamponati tutti gli abitanti, rilevato l'1% dei positivi, il governatore Arno Kompatscher sbandiera come prossime le aperture graduali degli impianti.

Intanto, la Federsci italiana ha varato una norma per cui i tesserati possono essere considerati sciatori di interesse nazionale e quindi allenarsi come i big di Coppa. Una manna per ragazzi, master e sci club che svolgono allenamento collettivo. E se la platea degli autorizzati «de facto» si amplia, ovvio che serviranno piste aperte.

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