Non è un caso che, parlando di calcio, Monza sia preceduta da un articolo al maschile. Con buona pace regale della longobarda che riposa in Duomo accanto alla Corona Ferrea, Monza e Teodolinda non assomigliano a Elisabetta, semmai al compianto Filippo. Uno che non ha mai abbandonato il suo aplomb, senza però rinunciare al lato goliardico della vita. Così Monza, che lo scettro della città produttiva e del laurà semper e comunque per una volta l'ha deposto, per impugnare sciarpe e bandiere. Sì perché l'algido capoluogo del lavoro, delle case con bottega accanto, delle fabbrichette della Brianza e delle grandi multinazionali, ha dimostrato che sa anche festeggiare e farlo in grande stile. Una scommessa vinta contro l'etichetta, come quella di Fininvest del resto.
Il Monza in A non è stata solo una partita dallo svolgimento e dall'epilogo indimenticabile, ma anche l'abbraccio di popolo che ieri ha coinvolto una città intera. Dal centro, attraversato dal bus scoperto della squadra, con i giocatori esposti come trofei allo sguardo di migliaia e migliaia di brianzoli. Tra le vie del centro e dei suoi angoli più iconici, dal Ponte dei Leoni all'Arengario, come cita una delle canzoni più care alla curva, che l'ha sempre detto: Ci sentirai cantare, per tutta la città. Così l'ultimo pomeriggio di maggio è assomigliato tanto a quelle domeniche calde che invogliano a far festa, dopo 110 anni lontani da un posto al sole. È stata una festa di famiglie, quella per celebrare il Monza in A, con tanti ragazzi delle giovanili e del vivaio femminile. Ma con ancor più cinquantenni con figli al seguito: la generazione che ha vissuto gli anni d'oro della A mancata a più riprese, di quella squadra che ora vogliono far entrare nel cuore di chi adolescente lo è adesso. E poi quelli con i capelli più bianchi, i monzesi che ricordano una città che viveva di calcio ma anche del grande ciclismo dei Magni, dei Crippa e degli Albani, ora accanto ai banchetti improvvisati di vendisciarpa, come a Monza se ne vedono solo in occasione del Gp. Tutti insieme, ieri, per accompagnare il bus allo U-Power Stadium, con un palco per il concerto con The Kolors, Baby K, Gemelli Diversi e i Follya, le telecronache con i gol della stagione, le parole di Galliani all'acquisizione della società con i sogni di A di una squadra che era ancora in C.
Silvio Berlusconi si prende l'ennesimo portaci in Europa da tutto lo stadio. «Il mio sogno è di vedere il Monza fare bene in Serie A, sarò contento se ci saremo classificati nella prima metà della classifica. Se ci capiterà e potremo prendere qualche grande campione, lo faremo volentieri. Due aggettivi per il Monza? Simpatico ed efficace», ha detto. Il fratello Paolo lì accanto a dispensare sorrisi «La serie A è un sogno, tutto merito di Silvio», vicino all'ad di Fininvest, Danilo Pellegrino. «Berlusconi mi ha lasciato lavorare in grande tranquillità - ha spiegato Stroppa - Il merito è suo e di Galliani. E l'anno prossimo se ci compra i giocatori giusti...». «Sì, certo, intanto pago io», ha scherzato l'ex Premier, protagonista di un botta e risposta anche con Mario Balotelli, presente alla festa: «Gli ho chiesto vieni a giocare da noi?, mi ha risposto domani. Gli ho detto che domani non si gioca...».
Un momento particolare per Galliani: «Sono l'uomo più felice al mondo perché sono nato e cresciuto a Monza. Ora non so che mercato faremo, ma sicuramente ci faremo qualche regalo». Passerella in campo per i giocatori, con Sampirisi ad alzare il trofeo tra coriandoli e fuochi d'artificio, apoteosi di una festa cominciata fuori dallo spogliatoio di Pisa, domenica sera.
Quando la felicità del Monza era ancora quella di chi ha quasi pudore a toccare con mano il sogno di una vita, tanto grande era l'impresa in cui tutti si sono ritrovati immersi. E che ieri ha inondato anche la città, dallo stadio alla Villa Reale.
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