In Umbria «la situazione della sanità pubblica è peggiorata negli anni di governo della presidente Donatella Tesei». Parola della segretaria Pd Elly Schlein, che ha elargito questa attenta diagnosi nel corso di un incontro elettorale a Orvieto, lo scorso 2 novembre, invitando a cambiare per riportare il Pd alla guida della Giunta. Accanto a lei, sul palco, il segretario umbro del Partito democratico, Tommaso Bori (nella foto). E nessuno dei due segretari dem si è però scomodato nel ricordare come era finita la sanità umbra targata Pd, prima che il Carroccio portasse a Perugia un suo Governatore. Ossia con l'inchiesta che aveva portato agli arresti l'allora segretario del Pd umbro (ed ex sottosegretario al Viminale) Gianpiero Bocci, e l'assessore regionale alla Salute e coesione sociale, Luca Barberini, mentre la stessa governatrice, Catiuscia Marini, era finita indagata in quella storiaccia scoperchiata da Fiamme Gialle e procura perugina che girava intorno a irregolarità commesse in un concorso per assunzioni nella sanità. Tutti i protagonisti, peraltro, sono ovviamente innocenti fino a condanna definitiva, anche se in primo grado sono stati finora tutti condannati: due anni per la ex presidente, 2 anni e sette mesi per Bocci, tre anni per l'ex assessore. Insomma, davvero un modello di efficienza sanitaria da rimpiangere.
Oggi a capo del Pd nell'Umbria che va verso il voto non c'è più «mister preferenze» Bocci ma il 38enne Tommaso Bori, capogruppo Pd in Regione e vicepresidente della Commissione sanità. Uno che in quei giorni difficili invitava alla discontinuità dopo quegli «anni di battaglie interne alla sinistra tra due gruppi di potere» proprio sulla Sanità. Volto nuovo, insomma, sbarcato in Regione poco dopo quel «fattaccio», a novembre 2019 e pronto a far carriera. In politica, ovviamente, dove nel 2021 diventa segretario regionale del Pd. Ma anche nella sanità, visto che Bori è medico, e che sul tema non risparmia strali all'attuale maggioranza.
Il suo camice, al momento, è congelato. Ma la storia è interessante, quanto a opportunità. Perché il numero uno dei dem umbri, nonostante fosse già stato eletto consigliere regionale e pure segretario dei dem locali, ha scelto nel 2022 di concorrere a una selezione pubblica per la Usl regionale 2 come dirigente medico per la disciplina «igiene, epidemiologia e sanità pubblica». A febbraio 2022, il big umbro del Pd e consigliere regionale sgomitando con i colleghi si ritrova vincitore della selezione della Usl di Terni: sesto classificato, assunto. Nel giro di pochi giorni, l'azienda sanitaria ternana dopo avergli comunicato trattamento economico (sui 4.200 euro comprese le indennità) e sede di servizio (Foligno), accetta la sua richiesta di aspettativa «senza retribuzione e con conservazione del posto» per la durata del mandato, essendo già eletto. Niente stipendio, ma l'aspettativa, ricorda la Usl, è comunque «utile ai fini dell'anzianità di servizio e del trattamento di quiescenza e previdenza». Camice congelato, ma posto in caldo con anzianità e pensione che scorrono. Tutto legale, probabilmente. Ma anche tutto opportuno? Qualche dubbio sembra legittimo. Ma non per Bori, evidentemente. Che sembra apprezzare la Sanità della regione guidata da Tesei (contro la quale lancia pubblicamente strali) tanto da fare il bis nel 2023. Partecipando a un'altra selezione per dirigenti medici, stavolta concorrendo per la Usl Umbria1, a Perugia. Anche qui il per nulla sconosciuto medico si impone, anche qui vince.
Anche qui si mette in aspettativa, e ad agosto 2023 - in concomitanza con la nuova assunzione - si dimette dall'altro incarico. Bori lascia Terni senza rimpianti: il nuovo posto è già in caldo, e la Usl stavolta è a pochi minuti dall'aula del consiglio regionale.
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