Dice di essere lui la vittima di questa storia e di essersi scusato con la sua ex, anche in maniera formale, per il linguaggio usato e gli atteggiamenti avuti in un periodo particolarmente difficile della sua vita. Marco Castoldi, in arte Morgan, lo scrive ai giudici della seconda sezione della Corte di Appello di Lecco che lo stanno processando per diffamazione e atti persecutori nei confronti di Angelica Schiatti, la cantante con cui ha avuto una relazione sentimentale e che nel 2020, al termine del loro rapporto, lo ha denunciato facendo scattare il «codice rosso». Lui ha sempre rigettato le accuse, parlando di distorsione della realtà e dicendo di essere lontano anni luce dallo stalking.
«Lo stalking con me non c'entra nulla. Avevo scritto poesie - ha detto ai cronisti - ma si sono attaccati a pochi messaggi in mezzo a 50mila bellissimi, per cui è stata fatta una distorsione assoluta». In udienza l'artista milanese fondatore ed ex frontman dei Bluvertigo ha reso dichiarazioni spontanee chiedendo di essere ammesso a un percorso di giustizia riparativa, come previsto dalla riforma Cartabia, offrendo un risarcimento di 15mila euro. Il giudice dovrà decidere entro il 27 settembre, anche se la parte civile ha dato parere negativo. Per l'avvocato Maria Nirta, infatti, non ci sarebbero i presupposti «per questo iter processuale». Morgan sarebbe tutt'altro che una vittima. «È sotto gli occhi di tutti - ha spiegato la legale - quello che sta accadendo sui social, quotidiane diffamazioni e violente espressioni nei confronti della signora Schiatti e del suo compagno e non è vero che le condotte sono cessate». Se la richiesta dell'artista verrà rigettata si andrà in dibattimento con la prima udienza fissata per l'8 novembre.
Nelle dichiarazioni agli atti, Morgan spiega di aver superato il suo coinvolgimento sentimentale e di non aver più fatto nulla negli ultimi tre anni per avere in qualche modo a che fare la Schiatti, se non cercare tramite i legali un contatto per arrivare ad una conciliazione. «Dall'altra parte però - si legge nella memoria - continuo a vedere una certa insistenza nell'andare a ricercare qualsiasi pretesto per potermi dipingere come un persecutore».
Con i giornalisti, a fine udienza, è un fiume in piena: «La persecuzione non mi riguarda, io ho detto al giudice chi sono. Qui la vittima, il gravemente danneggiato, sono io, e lo sapete tutti, lo vedete? Perché dall'altra parte si fanno concerti e feste. Io, invece, ho problemi a capire come mantenere le mie figlie».
Poco prima di lasciare il palazzo di giustizia, Morgan si lascia andare a un'ultima battuta sulla giustizia riparativa: «È una bella novità perché in realtà è un modo nuovo di affrontare i problemi, è una novità, è un'innovazione, insomma, io sono un innovatore anche in queste cose».
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