Morisi pronto a esibire prove che lo scagionano sulla droga dello stupro

L'ex spin doctor potrebbe dimostrare che la bottiglietta non è sua. L'ombra del ricatto

Morisi pronto a esibire prove che lo scagionano sulla droga dello stupro

C'è l'ombra del ricatto dietro alla storia di Luca Morisi, l'ex spin doctor di Matteo Salvini ora indagato dalla Procura di Verona dopo che Petre, un escort ventenne romeno, lo ha accusato di avergli ceduto una bottiglietta di Ghb, meglio conosciuta come droga dello stupro.

I due giovani con i quali l'ex social media manager avrebbe trascorso una notte a cavallo di Ferragosto, dopo averli ingaggiati su una piattaforma social, avrebbero «annusato» la possibilità di rovinare per sempre la reputazione di Morisi e avrebbero tentato per questo di spillargli più soldi di quei 4mila euro pattuiti inizialmente. Un'ipotesi al vaglio degli inquirenti, che stanno esaminando gli elementi a disposizione. Il racconto, contraddittorio, di Petre, ne sarebbe la conferma. Più volte ha dato ai giornali versioni diverse e contrastanti. E c'è anche un forte dubbio su chi realmente quel giorno chiamò i carabinieri per farli intervenire alla cascina di Belfiore. Fu il giovane romeno o un vicino di casa a comporre il numero di emergenza?

Al momento il fascicolo relativo all'indagine è secretato e nessuna notizia esce dagli inquirenti. Ma la procuratrice di Verona, Angela Barbaglio, nei giorni scorsi qualche dettaglio se lo è lasciato sfuggire. In un paio di interviste ha raccontato l'attività di indagine, cedendo a esternazioni che potrebbero essere definite discutibili, come il fatto che l'indagato sarebbe soltanto uno (Morisi). In realtà, altre fonti sempre vicine alla Procura ci confermano che anche il giovane Petre è iscritto nel registro degli indagati. E che la terza persona, ovvero il 50enne di cui parlavano alcuni quotidiani, non esiste. Insomma, se da una parte c'è il sospetto che qualcuno a certi livelli abbia fatto in modo di diffondere la notizia, dall'altra c'è la conferma che nonostante i buoni propositi la procuratrice alla fine ha fornito alla stampa più dettagli di quanti forse avrebbe dovuto, parlando di un «perquisizione fatta a metà agosto» quando l'indagine è ancora coperta da segreto.

Ciò che sorprende è l'accanimento che continua a esserci nei confronti di Morisi. La sua è una storia come tante, che racconta di un momento difficile, che dovrebbe colpire. Può anche capitare che in una fase di disagio, in un periodo di ferie come quello di Ferragosto, qualcuno possa cedere forse per solitudine o difficoltà. È proprio il lato umano che a molti sfugge e che a tanti, pur di strumentalizzare politicamente, fa comodo ignorare. Perché se si guarda alla vicenda non c'è niente di penalmente rilevante, visto che il consumo di stupefacenti a uso personale è classificato come illecito amministrativo.

La difesa di Morisi per ora punta al silenzio. L'ex social media manager, attraverso il suo legale, Fabio Pinelli, non ha chiesto al momento di essere ascoltato, ma si è messo a disposizione dell'Autorità giudiziaria per chiarire ogni punto. Per adesso non c'è stata alcuna richiesta formale di interrogatorio.

Morisi avrebbe le prove che quella boccetta contenete un liquido che è ancora sotto esame non è sua. Probabilmente gli sms che si è scambiato con i due giovani. E a tempo debito è certo che le tirerà fuori per dimostrare la sua innocenza e di essere stato messo in mezzo. A quel punto a rischiare sarà il secondo indagato. E se sarà dimostrato che ha ragione, ovvero che quella bottiglietta non era sua, la sua posizione sarà certamente archiviata.

Ma chi lo ripagherà di essersi visto la vita rovinata da processi mediatici montati ad arte e su cui una certa parte politica non ha tardato a ricamare su? Certo, l'ex spin doctor era un personaggio pubblico e a quei livelli avrebbe dovuto sapere che è rischioso cadere nella trappola della droga, ma lui stesso ha ammesso di aver avuto un momento di debolezza in seguito al quale si è dimesso dal suo incarico. Una cosa è certa: in questo Paese i processi ormai si fanno più sulla carta (stampata) che nei tribunali.

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