Robert Roberson verrà ucciso oggi in Texas con un'iniezione letale. È stato accusato di aver ammazzato la sua bambina di due anni, Nikki, nel 2002, scuotendola violentemente e provocandole un trauma cranico letale. La piccola è morta in ospedale, dove era arrivata ormai in stato comatoso, a causa della «sindrome del bambino scosso». Roberson è il primo, nel suo paese, ad essere giustiziato in questo modo per questo tipo di accusa. E il suo caso, in questi anni, è stato molto controverso. Per Roberson, che soffre di autismo, si sono mosse molte associazioni e attorno a lui si è compattato un movimento trasversale di difesa del quale fa parte anche lo scrittore John Grisham: «Roberson potrebbe morire il 17 ottobre per un delitto che non è mai successo», ha scritto il celebre autore in un editoriale pubblicato sul Washington Post. La «shaken baby syndrome», descritta per la prima volta a metà degli anni Settanta, secondo i legali del condannato è oggi screditata negli ambienti medici. «Roberson è stato condannato sulla base di pseudoscienza», sostengono gli avvocati, mentre vari errori sarebbero stati commessi nel caso della piccola Nikki: i medici non avrebbero preso in considerazione altre diagnosi oltre a quella della «sindrome da bambino scosso», tra cui la febbre a 40 della bambina prima che perdesse conoscenza, una possibile polmonite doppia e una combinazione di farmaci oggi giudicati inadatti per l'uso pediatrico.
Inoltre gli inquirenti giudicarono «scarsa» e «senza il giusto coinvolgimento emotivo» la reazione del padre: un assassino senza cuore, fu detto, senza tenere conto che Roberson soffre, appunto, di una forma di autismo.
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