È successo tutto in pochi minuti, circa una mezz'ora in cui i tre amici travolti dalla piena del Natisone hanno capito quanto grave fosse la situazione, tanto da chiamare più volte i soccorsi prima che la piena li travolgesse, facendoli annegare, anche se il corpo del ragazzo ancora non si trova. Solo quelli delle due giovani sono stati recuperati.
Dal telefono di Patrizia, quando era ancora abbracciata a Bianca e a Cristian per cercare di resistere alla furia dell'acqua, sono partite quattro chiamate disperate al numero unico di emergenza 112, l'ultima senza risposta. «La prima è delle 13.29 - spiega il procuratore di Udine, Massimo Lia - le altre nei minuti immediatamente successivi. Dai primi accertamenti, tutto si è svolto in un arco temporale che si può quantificare grossolanamente in mezz'ora. Trenta minuti per passare da una situazione di apparente tranquillità del fiume, della zona e delle condizioni meteorologiche in quel momento e nel luogo in cui si trovavano i ragazzi a quel tumultuoso scorrere del fiume che poi li ha purtroppo travolti».
Anche senza dimenticare che «in natura esiste la tragica fatalità», e al momento nulla farebbe pensare che così non sia stato, la Procura di Udine ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, a carico di ignoti, sull'incidente del Natisone per accertare se i soccorsi sono stati tempestivi o se ci sono state problematiche che possano in qualche modo aver inciso sul tragico epilogo di quella che doveva essere una tranquilla passeggiata sul greto del fiume di tre amici in cerca di relax. Per il magistrato allo stato non ci sono elementi specifici che facciano pensare a qualche responsabilità colposa di tipo omissivo, nel senso che non si sarebbe intervenuti tempestivamente con tutti i mezzi necessari per cercare di salvare i ragazzi, ma non si esclude che qualcosa possa emergere andando avanti con le indagini. Due giorni fa anche il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, aveva chiesto al prefetto di Udine una relazione dettagliata sui tempi dei soccorsi svolti dopo l'allarme lanciato dalla tre vittime. Le ricerche del 25enne Cristian Casian Molnar, originario della Romania come le ragazze, continuano senza sosta, con diverse squadre, composte da una sessantina di uomini, tra sommozzatori, soccorritori fluviali, dronisti, topografi e speleologi. Mentre ieri si è tenuta la camera ardente di Bianca Doros, 23 anni, e Patrizia Cormos, 20 anni: indossavano l'abito da sposa, come vuole la tradizione del loro Paese di origine. L'esame esterno sui corpi effettuato dal medico legale per restituire rapidamente i corpi alle famiglie e poter procedere con i funerali che verranno celebrati in Romania, ha stabilito che sono morte per asfissia da annegamento e traumatismi vari.
Parlando con il Messaggero Veneto, la mamma di Patrizia ha detto che la figlia si sarebbe potuta salvare: «Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Ha chiamato più volte il 112, ha lasciato il suo nome, l'indirizzo. Ha detto Chiamate mia mamma.
Ha aspettato la sua amica perché non sapeva nuotare», si è sfogata la donna ricordando la figlia: «Era un angelo studiava tanto e lavorava per mantenersi. Dopo l'esame all'Accademia, sostenuto proprio venerdì, mi ha chiamata e mi ha detto sono stata bravissima».
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