«I corpi sono stati ammassati in un enorme mucchio uno sopra l'altro... prima li abbiamo perquisiti: togliendo gli orologi, nelle tasche abbiamo trovato delle fotografie di donne e bambini, bei bambini...». I corpi erano quelli di 5mila soldati e ufficiali italiani, praticamente l'intera Divisione Aqui dell'Esercito italiano di stanza sull'isola di Cefalonia nel settembre di guerra del 1943. Alfred Stork, era un caporale dei Cacciatori di montagna tedeschi (Gebirsgjager) e a lui personalmente, e al plotone di esecuzione di cui faceva parte, fu attribuita l'esecuzione di almeno 117 graduati italiani «fucilazioni che andarono avanti dall'alba al tramonto» nella famigerata «Casetta rossa». Una responsabilità che ammise, accompagnata da racconti pieni di particolari agghiaccianti, ma che non ebbe mai il coraggio di ripetere in un processo. «Ci hanno detto che dovevamo uccidere degli italiani, considerati traditori e gli ordini non si potevano discutere» si giustificò. Ma per quello che viene considerato uno dei peggiori crimini di guerra della seconda guerra mondiale Stork non pagò mai. Anzi ha sempre snobbato il processo e non ha nemmeno impugnato la sentenza di primo grado che lo ha condannato all'ergastolo, continuando a vivere impunito la sua vita nella villetta tutta fiori e decori di Kippenheim nel Land del Baden Wuttemberg. Considerava il processo «una farsa» e alla troupe del Tg1 che tre anni fa lo beccò sull'uscio di casa disse solo che non poteva pentirsi per «una cosa mai fatta». Non è l'unico impunito. Sono stati 60 gli ergastoli inflitti dalla magistratura militare italiana dopo la scoperta, nel 1994, del famigerato «Armadio della vergogna» che custodiva e soprattutto nascondeva centinaia di fascicoli di stragi nazifasciste con i loro colpevoli. Sentenze mai eseguite perchè sono sempre state respinte dalla Germania, ma non solo, le richieste di estradizione. Gli unici a pagare alla fine sono stati l'ex capitano delle Ss Erich Priebke, condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, e il caporale «Misha» Seifert, il «boia di Bolzano», estradato dal Canada e morto durante la detenzione a Santa Maria Capua Vetere. Stork è morto il 28 ottobre di tre anni fa, a 97 anni, ma si è saputo solo adesso. Così come si è saputo solo adesso anche della morte, il 14 dicembre scorso, di un altro macellaio, Karl Wilhelm Stark, sergente della Divisione Corazzata «Hermann Goering» della Wehrmacht.
Aveva sulla coscienza gli eccidi compiuti sull'appennino tosco-emiliano nella primavera del '44, in particolare quelli di Civago e Cervarolo, nel reggiano, due borghi dove furono trucidate una trentina di persone, tra cui il parroco, e quello di Vallucciole, nell'Aretino, dove cento tra uomini, donne e bambini vennero uccisi per rappresaglia. Anche lui: zero giorni di prigionia. Erano gli ultimi due nazisti superstiti condannati all'ergastolo per aver ammazzato militari e civili italiani. Difficile che la terra per loro sia lieve.
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