"Morto il centrosinistra". Vendola sbatte la porta e i sondaggi precipitano

Scontro in Puglia, il governatore vuol far saltare le primarie al favorito Emiliano

"Morto il centrosinistra". Vendola sbatte la porta e i sondaggi precipitano

Vendola che decreta la morte del centrosinistra. La Cgil che sul Jobs Act fa ricorso alla Corte dei diritti dell'Uomo di Straburgo. La minoranza del Pd che - come dice Alfredo D'Attorre - sulla riforma dell'articolo 18 si «vendicherà» davanti alla Corte Costituzionale. La politica che ricorre ai tribunali. E Renzi che cala nei sondaggi assieme a Beppe Grillo. Sale, guarda un po', il Cavaliere.

Avanti c'è posto. Più dinamico di così il panorama politico non è mai stato: il centrosinistra è un cantiere aperto pieno di calcinacci. Dopo il vertice di maggioranza convocato ieri pomeriggio a Bari Nichi Vendola ha una certezza, la fine della coalizione. «Il centrosinistra non c'è più, è morto, le primarie non si fanno, punto». Tutto nasce da una dichiarazione al veleno del segretario regionale Pd, Michele Emiliano che aveva accusato Vendola di aver cercato l'accordo con i centristi dell'Udc. Vendola, naturalmente, non ci sta: «Credo che sia stato violato un vincolo fondamentale di solidarietà, di lealtà e di rispetto della verità. Il mio ufficio non è mai stato un mercatino per scambi di alcun genere. Credo che il centrosinistra abbia bisogno di una fisionomia limpida, di non essere l'area dei trasformisti e dei riciclati, abbia bisogno di continuare a dare speranza alla Puglia come ha fatto in questi dieci anni».

Dunque, a 24 ore dalle primarie per indicare il candidato presidente alla Regione, Nichi Vendola prende atto di una crisi profonda che mette in discussione l'esistenza della coalizione di centrosinistra in Puglia. Oltre ad Emiliano hanno disertato il vertice, convocato d'urgenza, Iniziativa democratica, Idv, Realtà Italia, Partito socialista e Centro democratico rinviando il confronto a lunedì. Parte una lettera di fuoco: «Stai trascinando la lotta politica in una voragine di insinuazioni e allusioni». La rabbia, la rottura, poi a sera il tentativo di mediazione di Emiliano. Non un faccia a faccia. L'appello è sul suo profilo Facebook : «Incontriamoci e chiariamo tutto con senso di responsabilità. Io ci sono». Come finirà? Magari a tarallucci e vino, con un dato di fatto che diventa però sempre più evidente: le sinistre italiane sono un contro l'altre armate. Renzi, frammenti del Pd, vendoliani, landiniani e pezzi sparsi di vecchi elefanti. Ognuna pensa di essere la più pura. Scrive Vendola a Emiliano: «Va dove ti porta il cuore. Il mio cuore batte sempre per la Puglia migliore e batte per una coalizione di centrosinistra non inquinata».

Inquinata o meno è una sinistra che, come dicevamo, è in picchiata nei sondaggi. Nel giro di quaranta giorni gli italiani che credono molto o abbastanza nel governo sono passati dal 48 per cento del 20 ottobre al 39 per cento del 28 novembre. Dieci punti in meno, dieci sganassoni all'ex sindaco di Firenze. La luna di miele è probabilmente finita. Il sondaggio realizzato per la trasmissione di Raitre Agorà è impietoso e vede Matteo Renzi al 41 per cento (due punti percentuali in più rispetto al governo) in picchiata rispetto al 50 vantato a ottobre. Crescono Landini e Salvini, il leader della Lega Nord passa dal 19 di ottobre al 24 per cento.

Ma è più indietro la vera novità con Silvio Berlusconi che guadagna terreno di un punto percentuale e con il 16 per cento scavalca Grillo che arretra al 15. Un'inversione di tendenza notevole se si considera che ancora il 17 ottobre il comico genovese era davanti di 5 punti al leader di Forza Italia.

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