La «bomba» è arrivata inattesa, al pari dell'offensiva lanciata dalle forze ucraine contro gli invasori russi. E potrebbe avere gli stessi imprevedibili effetti. A partire dal 2014, Mosca ha finanziato partiti politici, singoli candidati, funzionari e think tank stranieri con oltre 300 milioni di dollari in una ventina di Paesi. La fonte non è un anonimo funzionario di intelligence, ma il dipartimento di Stato degli Stati Uniti. La firma in calce al «cablo» riservato e inviato alle ambasciate Usa è quella del segretario di Stato, Antony Blinken. L'«investimento» di Mosca per garantirsi un atteggiamento benevolo da parte di forze politiche, intellettuali e perfino aziende di Stato, copre ogni latitudine: dall'Europa, all'America Centrale, dall'Asia, al Medioriente, al Nordafrica.
Nel documento del dipartimento di Stato non si fanno nomi, né di Paesi specifici, di personalità coinvolte, ma la tempistica, per quanto vasta sia la portata dell'operazione russa, non può non far pensare alla data fatidica del 25 settembre e alle tante polemiche che, dall'inizio dell'invasione russa, hanno visto al centro proprio l'Italia e la presunta «Quinta Colonna» filorussa che agirebbe all'interno di partiti politici, istituzioni, redazioni giornalistiche. A rafforzare il ragionamento, il fatto che Washington fa sapere che «informazioni classificate» verranno fornite a una serie di «Paesi selezionati». Non solo, secondo fonti del Giornale, i nomi dei partiti e delle personalità coinvolte potrebbero essere resi noti la prossima settimana, attraverso il consueto canale dei «leak» alla stampa, praticamente alla vigilia del voto italiano.
Nel «cablo» firmato da Blinken sono contenute anche una serie di istruzioni, «talkin points», secondo il linguaggio del dipartimento di Stato, per i diplomatici Usa impegnati nei Paesi in oggetto: in pratica, le questioni da sollevare con gli interlocutori stranieri a livello governativo, per esprimere la preoccupazione di Washington e minacciare con «sanzioni» e perfino «rivelazioni ai media» chi non prenderà provvedimenti per arginare e fermare i tentativi russi di influenzare la politica di questi Paesi. Il contesto nel quale è stato reso noto il documento ha per gli Usa un risvolto interno. Si tratta del lungo lavoro compiuto dall'intelligence statunitense per svelare i tentativi russi di influenzare le elezioni presidenziali del 2016 e del 2020, fino alle anticipazioni della Cia sull'intenzione di Mosca di invadere l'Ucraina, al tempo ampiamente inascoltate. Ma è chiaro che l'obiettivo della bomba sganciata dal dipartimento di Stato è soprattutto al di là dei confini nazionali. Putin ha speso ingenti risorse «nel tentativo di manipolare le democrazie dall'interno», riferisce un alto funzionario dell'Amministrazione, che ha chiesto di rimanere anonimo per la delicatezza delle questioni trattate.
Nel cablo firmato da Blinken e fatto trapelare ai media, classificato come «sensibile», gli 007 Usa affermano di ritenere che la Russia aveva piani per trasferire «almeno altre centinaia di milioni» in giro per il mondo a partiti politici e funzionari «amici». Non è chiaro come l'intelligence sia arrivata alla cifra, finora dichiarata, di 300 milioni di dollari spesi da Mosca per penetrare all'interno di governi e democrazie straniere.
«Stiamo promuovendo una collaborazione con i nostri pari democratici. Ci scambieremo quanto abbiamo imparato, tutto per il bene della sicurezza collettiva dei nostri processi elettorali», afferma l'alto funzionario dell'Amministrazione. Ora, non resta che aspettare la prossima bomba.
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