Poche settimane fa il giornalista americano Evan Gershkovych, simbolo vivente degli attuali pessimi rapporti tra Mosca e Washington arrestato ormai da oltre sei mesi in Russia sotto l'assai dubbia accusa di spionaggio, si era visto nuovamente respingere da un tribunale un appello per la rimessa in libertà. Ieri si è saputo che mercoledì scorso la repressione della libertà di stampa e di espressione nella Russia di Putin ha fatto un altro passo verso il basso: a Kazan', capitale della Repubblica tatara, è stata arrestata Alsu Kurmasheva, una giornalista con doppio passaporto russo e statunitense che lavorava per Idel.Realii, il servizio di Radio Free Europe/Radio Liberty (un'emittente filoccidentale) per il Tatarstan e la Repubblica di Bashkiria.
È stata la stessa Idel.Realii a rendere pubblica la notizia. Kurmasheva è stata di fatto imprigionata per non aver collaborato alla propria stessa inclusione in una lista nera: non ha fornito i documenti per il suo inserimento nel registro dei cosiddetti agenti stranieri. Si tratta di una perversa creazione del regime putiniano, che attribuisce questa etichetta infamante (è l'equivalente dell'ammissione di agire nell'interesse di Paesi esteri contro quelli dello Stato russo) ai suoi critici. Chi se la ritrova appiccicata addosso subisce automaticamente, in base a una legge liberticida, una serie di restrizioni sulle proprie attività professionali in Russia.
In realtà, Kurmasheva aveva dovuto interrompere già da tempo la propria attività giornalistica in Russia. Essendo Idel.Realii stata bollata come agente straniero fin dal 2017, aveva trasferito la propria residenza nella Repubblica Ceca. Nello scorso maggio, però, era dovuta ritornare in patria per un problema familiare e il 2 giugno, mentre stava per salire sul volo di rientro a Praga, era stata arrestata, si era vista confiscare entrambi i suoi passaporti e aveva pure dovuto pagare una multa per non aver comunicato alle autorità russe di avere anche cittadinanza degli Stati Uniti. Impossibilitata a lasciare la Russia, era in attesa di ottenere la riconsegna dei suoi documenti quando mercoledì è stata nuovamente arrestata con quello che ha tutta l'aria di essere un nuovo pretesto per tenere in ostaggio un cittadino americano.
Tra le accuse che vengono rivolte alla giornalista spiccano quella molto seria (riportata ieri da media tatari controllati da Mosca) di aver raccolto informazioni sulle attività militari della Russia e di averle riportate a referenti stranieri, e anche quella di aver consegnato copie di un suo libro «in forma privata alla Casa Bianca», con tanto di copia personale omaggiata al presidente Joe Biden. Insomma, il classico ritratto di una spiona al servizio degli americani, oltretutto sposata con Pavel Butorin, un giornalista russo assai inviso al Cremlino che dirige a Praga un canale televisivo in lingua russa espressione di Radio Free Europe/Radio Liberty.
Il futuro di Alsu Kurmasheva appare dunque assai plumbeo e simile a quello di Gershkovych.
Una settimana fa erano stati arrestati a Mosca anche tre avvocati della difesa del numero uno dei prigionieri politici russi Aleksei Navalny, e ieri è stato inserito nella lista russa dei ricercati internazionali pure l'ex dirigente dell'agenzia spaziale russa, Vladimir Meshkov: l'accusa per lui è di frode e furto su vasta scala, in base a un'indagine partita nel 2019 che ha praticamente spazzato via i vertici di Roscosmos.
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