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Mosca avanza nel Donetsk, Kiev nel Kursk: le strategie per negoziare in posizione di forza

Conquistare spazi per arrivare meglio al tavolo delle trattative

Mosca avanza nel Donetsk, Kiev nel Kursk: le strategie per negoziare in posizione di forza
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Bandiere russe nel Donetsk e drappi ucraini nel Kursk. Si può riassumere così la giornata di campo del conflitto ucraino, ormai focalizzato per i due eserciti nel sottrarre più territori possibili al nemico e monetizzarli al tavolo negoziale. Ieri Mosca ha rafforzato le proprie posizioni nel Donetsk conquistando le città di Kurakhove (ma Kiev sostiene di contare ancora su sacche di resistenza) e Dachenske, località strategiche che sorgono sulle direttrici battute da Kiev per rifornire le truppe. Il video del soldato russo che issa la bandiera della Federazione a Kurakhove è diventato virale. Nel Kursk le sei brigate ucraine impegnate da domenica nella controffensiva continuano ad avanzare in tre direzioni, approfittando del ventre molle rappresentato dai soldati nordcoreani. Il Cremlino sostiene di aver frenato il nemico, ma i filmati geolocalizzati mettono a nudo narrazione e propaganda. Il contro-ribaltone delle truppe del generale Syrskyj nella regione russa raccoglie il plauso del segretario di Stato americano Blinken, in visita a Seul: «Tutto questo avrà peso nel quadro di eventuali negoziati di pace», afferma. Poi rivela che la Russia starebbe condividendo tecnologia satellitare e aerospaziale con la Corea del Nord in cambio della fornitura di armi e uomini.

Fin dall'inizio dell'operazione speciale il suono delle armi viene spesso e per fortuna soffocato da quello delle parole. Chi non perde mai occasione per dialogare con i media è Zelensky, che ieri si è sfogato per quasi tre ore con il podcaster statunitense Lex Fridman. Il presidente ucraino ha spiegato che conta su Trump per costringere Mosca a porre fine alla guerra e che la Russia si intensificherà in Europa se Washington dovesse abbandonare la Nato. «Dovrò sedermi al tavolo con Trump per determinare una linea d'azione per fermare il Cremlino. Anche i governi europei devono avere voce in capitolo in questo processo prima che Kiev parli con la Russia». Zelensky, che è tornato a bussare alla porta dell'Alleanza Atlantica, non vede l'ora di incontrare il nuovo inquilino della Casa Bianca: «Parteciperei anche all'insediamento di Trump il 20 gennaio se dovessi ricevere un invito ufficiale. Per ora non è accaduto».

A Washington ci sarà di sicuro il presidente francese Macron, che appare fiducioso sulle mosse future del tycoon e del suo consulente Kellogg, ma ritiene che la credibilità dell'Occidente andrebbe in frantumi «se si accettasse un compromesso a causa del prolungarsi del conflitto». E aggiunge: «Non ci saranno soluzioni facili e veloci in Ucraina, e Kiev dovrà tenere colloqui realistici sulle questioni territoriali». Per la Germania la fine della guerra è auspicabile, «ma la pace non può essere dettata da Mosca», afferma il portavoce del governo Gebestreit. La Polonia ritiene che la soluzione più naturale e sostenibile sia il ritorno ai confini riconosciuti a livello internazionale. Tra le tante incognite l'unica certezza è rappresentata dall'accordo sottoscritto tra i due Paesi per uno scambio sistematico di prigionieri di guerra, con priorità ai malati e ai feriti gravi. Purtroppo tre soldati di Kiev sarebbero stati giustiziati ieri a Neskuchne (Donetsk).

Nel 1.

048° giorno di scontri l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha riferito di esplosioni a ridosso della centrale di Zaporizhzhia, per la Zakharova è opera di Kiev. Le forze aeree ucraine hanno abbattuto due missili da crociera e 79 dei 128 droni lanciati dalla Russia. Un velivolo senza pilota di Mosca si è schiantato contro un bus di linea a Kherson provocando 2 morti.

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