Mosca "rassicura" Kiev: "No al cambio di regime". Poi bombarda Kherson

Peskov: "Non vogliamo far cadere Zelensky". Razzi sulla città. La Nato: "Russia terrorista"

Mosca "rassicura" Kiev: "No al cambio di regime". Poi bombarda Kherson

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul livello di follia che si può raggiungere in una guerra, basterebbe fare mente locale su quanto sta accadendo in questi giorni tra Russia, Ucraina e tutti gli altri paesi direttamente o meno collegati al conflitto. Mai come in questi giorni si è parlato di un possibile dialogo e di un percorso di pace da intraprendere. Eppure si è sentito (e visto) tutto e il contrario di tutto, anche dagli stessi protagonisti. Pace e bombe, dialogo e morti, ritiro e avanzata. Il tutto in un contesto di parole concilianti che, al momento, sembrano portare a poco.

L'ultima e più significativa frase, arriva dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che dopo mesi di attacchi e accuse, racconta placido che sì, «la Russia raggiungerà i suoi obbiettivi» ma che «il fine dell'operazione militare in Ucraina non è provocare un cambio di regime a Kiev». Eppure era il Paese denazificare, un regime da abbattere e il suo leader, Zelensky, da spodestare al più presto. Facile pensare alla scarsa credibilità di chi parla ma, più probabilmente, gli eventi sul campo hanno modificato pensieri e programmi. La Russia è ormai isolata dal resto del mondo, la guerra e le sue conseguenze sono mal sopportate da tutti e il ruolo degli Usa sta diventando prominente. L'invito a Kiev a ridimensionare le sue richieste e quello a Mosca di farla finita, in un modo o nell'altro stanno facendo breccia. E aprono, per davvero, a un'ipotesi di dialogo. Eppure, gli stessi russi, stanno continuando a bombardare a tappeto l'Ucraina. Ieri nel mirino la zona di Kherson, liberata la settimana scorsa dall'occupazione di Mosca e ora per larga parte al buio e senza riscaldamento. Un morto e quattro feriti tra i civili il primo bilancio ma i problemi sono enormi in tutta la zona e non solo. L'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha lanciato l'allarme: «Con l'inverno rischiano la vita milioni di persone», vittime della strategia russa di tagliare i rifornimenti energetici all'Ucraina. Al punto che le autorità di Kiev hanno iniziato l'evacuazione dei residenti, sia da Kherson che da Mykolaiv. Consigliato ai civili di trasferirsi nel centro-ovest del Paese per trascorrere un inverno più sicuro, con il governo che provvederà a trasporto, alloggio e cure mediche. Gravi disagi anche nella capitale Kiev con continue interruzioni alle linee elettriche.

E mentre l'ufficio della Procura di Kiev ha dichiarato di aver scoperto quattro luoghi di tortura utilizzati dai russi proprio a Kherson, verso Mosca arriva il duro atto di accusa da parte della Nato che definisce apertamente la Russia sotto l'attuale regime uno «stato terrorista». Non solo. Richiesta ufficialmente «l'istituzione di un tribunale internazionale per perseguire il crimine di aggressione commesso dalla Russia nella sua guerra contro l'Ucraina» con il segretario Stoltenberg che annuncia pieno sostegno a Kiev «per tutto il tempo necessario». Stesso concetto formulato anche dal segretario alla Difesa americano Lloyd Austin. Non a caso, il presidente ucraino Zelensky continua a ribadire il bisogno di «sistemi di difesa aerea e anti-missili in quantità e di qualità sufficienti», oltre che «nuovi pacchetti di sanzioni» e «sostegno finanziario». Un atto concreto arriva dalla Norvegia che ha comunicato assisterà l'Ucraina con l'approvvigionamento di gas per il prossimo inverno.

Perché tra parole smentite un secondo dopo averle pronunciato, bombardamenti e trattative che non decollano, quel che è certo è che la guerra sembra destinata a durare ancora parecchio. E che in un Paese martoriato il Generale Inverno fa paura quasi quanto le bombe.

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