Liudmyla non si dà pace, nell'inferno di Kryvyi Rih ha perso l'amica del cuore Natalia e la figlia Dasha, di appena 10 anni. I soccorritori non riescono a farla allontanare da quel che resta delle palazzine, sventrate da due missili balistici. Liudmyla ha parecchio sangue sulle gambe, i vetri in frantumi le hanno procurato varie ferite, ma non vuole andare all'ospedale. Ai cronisti ripete come un mantra gli attimi terribili di ieri mattina: «Ero in cucina e stavo leggendo il contatore del gas, quando improvvisamente mi sono trovata nel corridoio. L'onda d'urto è stata così potente che mi ha fatto volare via». Seppur terrorizzata, non ha perso la lucidità nel mettersi in qualche modo al riparo. Natalia e Dasha invece non hanno avuto la stessa fortuna: le esplosioni hanno fatto crollare il pavimento del loro appartamento, sono precipitate per metri, inghiottite mortalmente dall'accumularsi delle macerie.
Alle 9 di mattina Mosca ha «vendicato» l'attacco con i droni di domenica, colpendo ancora una volta tra i civili. Non ha scelto una località a caso, ma Kryvyi Rih, la città natale di Zelensky. Due missili balistici si sono abbattuti su un edificio scolastico (fortunatamente vuoto) e su una palazzina di nove piani, dove hanno perso la vita 6 persone, mentre altre 75 (22 in condizioni gravi) sono state ricoverate nell'ospedale Clinico-2. La palazzina è stata quasi demolita: 32 dei 70 appartamenti non esistono più. A 180 km più a sud, la ferocia dell'orso russo si è fatta sentire su Kherson. Verso le 8,20 (le 7,20 in Italia) gli occupanti hanno bombardato il centro della città con il sistema missilistico antiaereo Grad. Quattro le vittime, una di appena 15 anni. Nel pomeriggio Kherson è stata nuovamente attaccata, e anche in questo caso i proiettili sono stati sparati contro i quartieri residenziali provocando altri 23 feriti. Zelensky ha condannato l'ennesima mattanza russa, «ma questo terrore non ci spaventerà né ci spezzerà. Stiamo lavorando e salvando la nostra gente». Per il consigliere presidenziale Podolyak quanto accaduto ieri a Kryvyi Rih e a Kherson «si può considerare una realtà quotidiana da genocidio. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di sistemi di difesa missilistica e aerea».
Ribaltando il piano della cronaca, Mosca sostiene di aver colpito obiettivi militari. Il ministro della difesa Shoigu ha fatto sapere che «sono stati intensificati gli attacchi alle infrastrutture militari ucraine in risposta a quanto accaduto con i droni sul territorio russo. L'intensità dei nostri raid è notevolmente aumentata». Per Shoigu la morte di civili «è un danno collaterale di qualsiasi conflitto, ma noi puntiamo a decapitare il terrorismo di Kiev». Shoigu ha anche smontato le cronache della vittoriosa controffensiva ucraina a sud, parlando di «almeno 20mila soldati ucraini uccisi nell'ultimo mese. Le armi occidentali non portano al successo, ma prolungano solo il conflitto».
Nel 523° giorno di combattimenti le autorità russe hanno iniziato a installare barriere galleggianti per proteggere il ponte di Crimea dagli attacchi dei droni ucraini. Nel settore di Bakhmut le truppe di Kiev hanno liberato 2 kmq di territorio, uccidendo 37 invasori e ferendone 107. Nel Donbass hanno fatto la comparsa i primi veicoli corazzati Rosomak, concessi a Zelensky dalla Polonia.
Nel Donbass, nella direzione di Kupyansk, i soldati ucraini mantengono saldamente la difesa e hanno respinto con successo i nemici a Berestovo (Kharkiv) e a Novoselivskyi (Luhansk). I russi stanno aumentando la presenza di vettori missilistici nel Mar Nero grazie a una nave e a due sottomarini armati con kalibr. Nella regione di Zaporizhzhia 3 persone sono morte durante i bombardamenti.
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