Mossa di De Luca: sue liste civiche per svuotare il Pd

Il governatore potrebbe ricandidarsi al Consiglio e oscurare il candidato Fico

Mossa di De Luca: sue liste civiche per svuotare il Pd
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Lancette dell'orologio fissate alle 14 e 30 di oggi. Vincenzo De Luca «promette» una diretta del venerdì «esplosiva». Dopo lo stop della Corte Costituzionale al terzo mandato, il governatore Pd della Campania sarebbe pronto a rilanciare con una pazza idea: candidarsi al Consiglio regionale alla testa di una civica (Campania Libera) nello schieramento del campo largo. Una mossa che spariglia le carte nella coalizione, mettendo in difficoltà la segretaria del Pd Elly Schlein. L'ipotesi, da ieri sera, viene fatta filtrare (come minaccia) dai fedelissimi di De Luca. «Chi può impedire al governatore di candidarsi al Consiglio regionale?», fanno sapere i consiglieri della cerchia dello sceriffo. La candidatura (e la quasi certa elezione) punta a determinare gli equilibri della prossima amministrazione regionale. La Consulta, con la decisione del 9 aprile, taglia fuori De Luca dalla corsa per la presidenza della Regione alle regionali nel 2025. La legge però gli consentirebbe di correre per un seggio in Consiglio regionale. «Dopo il pronunciamento dell'Alta, anzi Altissima, Corte, si apre in Italia una stagione politica di alto valore ideale, morale e istituzionale Ma nessuno si faccia distrarre dal lavoro», commenta ironico De Luca sui social, convocando per domani alle 11 una riunione di maggioranza.

Il vertice con i partiti di sinistra potrebbe portare a un rimpasto di giunta: fuori i nomi vicini al Pd per far spazio ai deluchiani duri e puri. Il governatore non vuole rompere l'alleanza di centrosinistra. Ma rilancia: preme per avere due liste nella futura coalizione e portare nella prossima maggioranza una decina di consiglieri. In modo così da garantirsi un pacchetto di nomine e assessorati. Ma soprattutto le civiche deluchiane toglierebbero voti al Pd. Scenario che impensierisce gli emissari di Schlein in Campania.

Nel campo largo i giochi sembrano ormai fatti. La scelta dovrebbe ricadere sull'ex presidente della Camera Roberto Fico. Anche se c'è stato negli ultimi giorni una virata sul rettore della Federico II Matteo Lorito. Un nome caldeggiato dal sindaco Pd di Napoli Gaetano Manfredi. Però, alla fine dovrebbe passare il candidato grillino (Fico) in base a un'intesa tra Conte e Schlein: la Campania spetta al M5s. Nella regione del Mezzogiorno il risultato (la vittoria del campo largo) sembra scontato. Soprattutto se Pd, M5s e De Luca dovessero confermare l'intesa. Cinque anni fa, il centrodestra rimediò una sconfitta con 40 punti di distacco. I sondaggi confermano la stessa forbice.

Nella coalizione di centrosinistra resta da sciogliere il nodo dei centristi. In particolare i partiti di Italia Viva e Azione che in Campania pesano (elettoralmente) molto. Alla fine convergeranno su Fico? L'ex presidente della Camera ha già fatto sapere che sarà molto rigido nella selezione dei candidati. Non vuole candidati con trascorsi nel centrodestra o con problemi giudiziari. Renzi e Calenda prendono tempo.

Nel centrodestra la partita viene considerata quasi proibitiva. Infatti, si fa largo l'ipotesi di una candidatura di testimonianza o bandiera. Motivo per cui il nome del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi non è sul tavolo. Chi sarà l'agnello sacrificale? Si cerca un profilo disponibile ad accettare una candidatura destinata a una sconfitta onorevole. Negli accordi nazionali la Campania dovrebbe toccare a Fratelli d'Italia. Il Veneto resterebbe a guida leghista.

Tra i papabili meloniani spunta il nome del manager, avvocato e coordinatore della Zes Unica (Zona economica speciale di un'area del Mezzogiorno che gode di agevolazioni fiscali e amministrative ndr.), Giosy Romano, sponsorizzato da Raffaele Fitto.

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