Beirut Una linea di prestiti per 15 miliardi di dollari, entro la fine dell'anno, in cambio del pieno rispetto del trattato sul nucleare del 2015 da parte di Teheran. È l'ultima proposta francese per mantenere in vita l'accordo. Il pacchetto di salvataggio finanziario vuole compensare l'Iran dalle vendite di petrolio perse a causa delle sanzioni americane. Ammonterebbe a circa la metà delle entrate che Teheran normalmente ricaverebbe dalle esportazioni di petrolio in un anno. Il governo francese si è rifiutato di fornire i dettagli sul possibile accordo con gli iraniani. Emmanuel Macron però ne ha discusso in privato con il presidente americano Donald Trump al vertice del G7 dello scorso fine settimana.
Donald Trump non ha dato ancora una risposta. Però la proposta francese ha bisogno del consenso di Washington. Altrimenti le banche coinvolte rischierebbero sanzioni secondarie. «Nelle ultime settimane, ci sono state serie trattative» tra Rohani e Macron, oltre a colloqui con altre nazioni europee, ha affermato il portavoce del governo iraniano Ali Rabiei. Gli ambienti più vicini a Trump però sono contrari a un accordo. L'amministrazione americana ritiene che lo sforzo francese, e delle altre nazioni europee stia nuocendo alla linea dura della Casa Bianca di voler esercitare la «massima pressione» su Teheran.
Il consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha espresso il suo parere negativo all'accordo. Lo stesso vale per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che si è opposto all'intesa del 2015 e ha spinto Trump ad abbandonarla. «Questo è esattamente il momento sbagliato per tenere colloqui con l'Iran», ha precisato Netanyahu la scorsa settimana. L'Iran sembra intenzionato in caso di fallimento dei negoziati a proseguire per la propria strada. Se i colloqui falliranno ha annunciato che intensificherà la sua attività nucleare a partire da venerdì. Non ha chiarito quali azioni perseguirà, ma ha lasciato trapelare che aumenterà l'arricchimento di uranio fino al 20 per cento di purezza. Un livello più vicino alla possibilità di costruzione della bomba atomica. E potrebbe anche pianificare di installare centrifughe nucleari di nuova generazione in grado di produrre carburante più rapidamente. Anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha fatto sentire la sua voce in questa delicata trattativa: «Speriamo che questa utile iniziativa del presidente francese darà i suoi frutti», ha sottolineato ai giornalisti, criticando nello stesso tempo la posizione americana.
Ma Macron non si arrende e va per la sua strada. Sta cercando di organizzare un incontro alle Nazioni Unite alla fine di questo mese tra Trump e Rohani. Anche se il presidente iraniano ha posto le sue condizioni: «In linea di principio, non vogliamo negoziati bilaterali con gli Stati Uniti.
Se l'America revocherà tutte le sanzioni, potrà unirsi a colloqui multilaterali tra Teheran e le parti dell'accordo del 2015». Un'intesa con l'Iran invece sarebbe una importante carta per Trump in vista delle elezioni del 2020. Così come ha fatto in questa ottica con la Corea del Nord.
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