Donald Trump ha scelto il suo vice. L'ex presidente americano ha sciolto le riserve su chi lo accompagnerà nel ticket per cercare di riconquistare la Casa Bianca, ed è lui stesso ad annunciarlo, pur precisando di «non averlo ancora detto a nessuno».
Il tycoon vuole mantenere la suspense, soprattutto in vista del dibattito televisivo di giovedì con Joe Biden, che lui è sicuro di vincere. «Vincerò il dibattito con Biden, li ho sempre vinti tutti», ha detto ad un evento elettorale a Filadelfia tornando a definire il rivale come «corrotto» e «addormentato». La nomina ufficiale del vice di Trump è attesa alla Convention repubblicana a Milwaukee che inizierà il 15 luglio, ma da settimane gli osservatori si interrogano su quale sarà la strategia di The Donald: assecondare i potenziali elettori scegliendo un candidato che faccia appello a un determinato gruppo regionale o demografico? Oppure puntare su qualcuno più in linea con i suoi ideali per preservare l'eredità del movimento Maga? O ancora scegliere un vice che gli permetta di conquistare una fetta degli elettori moderati, considerati cruciali in questa tornata elettorale?
In cima alla lista dei favoriti c'è il senatore della Florida Marco Rubio, che in questi giorni sta aiutando il tycoon a prepararsi al dibattito ospitato dalla Cnn il 27 giugno. Diversi consiglieri di Trump stanno insistendo perché scelga un compagno di ticket di origine ispanica, e Rubio è figlio di immigrati cubani. Nella short list c'è pure il senatore dell'Ohio J. D. Vance, autore del bestseller Hillibilly Eleby. Vance ha dalla sua parte la giovane età, l'essere paladino della classe lavoratrice - base del movimento Maga - e le posizioni in politica estera che lo vedono contrario alle guerre di cui non si vede la fine, come l'Afghanistan. E la deputata di New York Elise Stefanik, scettica su The Donald durante la campagna del 2016 e poi diventata una delle sue più forti sostenitrici in Congresso (ad esempio lo ha difeso strenuamente durante il processo di impeachment del 2019). Stefanik ha espresso pubblicamente il suo interesse a diventare compagna di corsa di Trump o candidata ad una posizione nel suo gabinetto se vincerà.
Tra i papabili c'è anche il senatore della South Carolina Tim Scott, candidato alle primarie repubblicane di quest'anno, ma mai troppo critico nei confronti dell'ex presidente. Il suo ruolo nel ticket sarebbe quello di rafforzare il sostegno di Trump tra gli afroamericani, andando ad erodere ulteriormente una fascia di elettori tradizionalmente democratici. In lizza sembra ci sia ancora pure il governatore del Nord Dakota Doug Burgum, ex dirigente di Microsoft, di forte stampo conservatore. Mentre il cerchio sulla nomina del vice si stringe, tuttavia, per molti osservatori la scelta migliore sarebbe una sola: l'ex governatrice del South Carolina Nikki Haley. L'ex ambasciatrice all'Onu è stata l'ultima avversaria di Trump alle primarie, un fatto che lui non le ha perdonato, e il mese scorso ha detto di essere «molto deluso da lei perché è rimasta troppo a lungo».
Avere Haley come candidata vice, tuttavia, sarebbe una mossa strategica, visto che anche dopo il suo ritiro decine di migliaia di elettori hanno continuato a votare per lei alle primarie repubblicane, e la sua presenza potrebbe aiutare Trump a conquistare elettori che cercano un'alternativa all'ex presidente.
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