I fondi esteri e la batosta del voto. "È caos, il Movimento è senza base"

Il "caso" Venezuela tiene banco pure tra gli ex del MoVimento, che vorrebbero qualcosa di diverso dal contismo. Le parole dell'onorevole Rosa Menga a IlGiornale.it

I fondi esteri e la batosta del voto. "È caos, il Movimento è senza base"

L'onorevole Rosa Menga non è più una deputata del MoVimento 5 Stelle perché appartiene al Gruppo Misto dalla fiducia dei grillini a Mario Draghi in poi. É, anche se dice di non avere nostalgie particolari, una di quei parlamentari che sembrano guardare volentieri all'anima originale del grillismo, che ora è sfociato nel contismo e nell'abbraccio organico al Partito Democratico. Ma non tutti, anche tra i grillini, pensano che quella sia la strada maestra per recuperare consensi, dopo il disastro, l'ennesimo, delle elezioni amministrative. Oggi, poi, l'universo pentastellato viene coinvolto in un'altra storia: le dichiarazioni dell'ex 007 venezuelano sui presunti finanziamenti destinati alle formazioni politiche "amiche" del dittatore su Chavez. E anche su questo l'onorevole Menga dice la sua a IlGiornale.it.

Lei non è d'accordo con l'abbraccio organico con il Pd del MoVimento 5 Stelle. Come mai?

"Ritengo che la scelta del MoVimento 5 Stelle di collocarsi nello schieramento di centrosinistra sia contraria alla natura stessa del MoVimento, ovvero l'essere post-ideologico, posizione che ne aveva favorito la nascita e la crescita di consensi, attirando elettori delusi da entrambi i fronti del sistema bipolare che negli ultimi decenni stava schiacciando la nostra democrazia. Questa scelta di campo appare dunque incoerente, e credo che questa mia riflessione la condividano moltissimi ormai ex sostenitori, rifugiatisi largamente nell'astensionismo, come appare evidente dai risultati dell'ultima tornata delle amministrative".

Contesta dunque la linea di Giuseppe Conte...

"In realtà no, e le spiego il perché. Il MoVimento 5 Stelle ha tracciato la strada che lo ha condotto all'alleanza strutturale con il Pd già molto prima che Giuseppe Conte venisse individuato come capo politico, quando ancora egli era Presidente del Consiglio. Ricorderà la crisi di governo del Conte I, quello tra MoVimento 5 Stelle e Lega. Già allora fu evidente che la maggior parte della classe dirigente pentastellata emergente volesse rendere definitivo lo strappo con Salvini per costruirsi l'alibi perfetto per l'alleanza con il Pd. Fu allora che Luigi Di Maio rassegnò le dimissioni da capo politico ed iniziò una lunghissima (ed illegittima, se leggiamo il vecchio Statuto) "reggenza" ad opera di Vito Crimi che, mancando di legittimazione da parte degli iscritti per ricoprire quel ruolo, non ebbe mai l'autorità per invertire la rotta. Nacque così il governo giallorosso. Giuseppe Conte non è altro che la persona più adatta a rappresentare un cambiamento che era già avvenuto da tempo e che nessun appartenente al MoVimento 5 Stelle delle origini avrebbe potuto impersonare con credibilità. Non è un caso, infatti, che sia stato scelto l'unico papabile leader non iscritto al MoVimento".

Perché è uscita dal MoVimento 5 Stelle?

"Non sono uscita dal MoVimento in realtà. Mi hanno espulsa dal gruppo parlamentare all'indomani del voto di fiducia per il governo Draghi, a cui non presi parte. Il paradosso è che, però, il collegio dei Probiviri non ha mai avviato un procedimento disciplinare nei miei riguardi, dunque sono iscritta ancora a pieno titolo all'associazione, ho persino ricevuto le credenziali e gli inviti a votare sulla nuova piattaforma online. Ovviamente, non ho partecipato. Era già tutto scritto".

Spera nel ritorno di un MoVimento 5 stelle delle origini?

"Non ho nostalgia del passato: credo che la trasformazione del MoVimento 5 Stelle in un partito tradizionale e la negazione di tanti punti programmatici con i quali si era presentato dinanzi agli elettori nel 2018 segnino un punto di non ritorno. L'esperienza di un movimento politico nato dal basso e nei blog online, che negava l'organizzazione tradizionale parlando di non-sedi e non-statuti, che credeva nella democrazia partecipata e nella politica come servizio a termine e non nell'uomo solo al comando e nella politica come professione, mi pare ormai definitivamente tramontata. Per il futuro, posso soltanto augurarmi che ci siano donne e uomini onesti e di buona volontà che vorranno continuare a lavorare insieme, per ridare voce quella moltitudine di italiani che sente di aver perso la propria rappresentanza".

Se Casaleggio dovesse portare a casa un nuovo partito, aderirebbe?

"Continuo a seguire e ad apprezzare Davide Casaleggio e le attività che propone, ma credo che non spetti ad un singolo, che sia Davide o chiunque altro, fondare un partito e chiedere a tutti gli altri di aderirvi. E d'altronde, sebbene io conosca poco Davide, sono convinta che non agirebbe così. Ha già dimostrato di aver fatto tesoro degli insegnamenti di suo padre".

Cosa faranno Virginia Raggi e Alessandro Di Battista? Avranno il coraggio per uno strappo?

"Alessandro ha già da mesi dichiarato di aver preso le distanze dal MoVimento 5 Stelle, e a breve inizierà un tour da "cittadino libero", come ama definirsi, per parlare di lotta alla corruzione e ai conflitti d'interesse tra politica e finanza. Gli ho già dato la mia disponibilità ad affiancarlo in alcune delle sue tappe. Su Virginia Raggi, non mi esprimo. Credo sia una donna coraggiosa e che non meritasse il trattamento ricevuto. Il MoVimento 5 Stelle ha stretto alleanze territoriali dove il Pd aveva propri candidati, risultando spesso pure irrilevante per la vittoria di questi ultimi (vedasi ad esempio Manfredi a Napoli), e non ha saputo invece imporsi con il nome di Virginia che meritava un secondo mandato da sindaca a Roma Capitale. Questo dovrebbe far riflettere: sono una stampella, per giunta inutile, del partito che hanno da sempre combattuto?"

Cosa pensa della linea portata avanti da Luigi Di Maio?

"Sinceramente, credo che Luigi abbia fatto il meglio che poteva con ciò che aveva. Si è distinto per scelte anche azzardate, tra cui la candidatura di esponenti della società civile, non attivisti di vecchia data, nei collegi uninominali alle elezioni politiche del 2018. Non ha avuto timore, insomma, di attirarsi critiche e prendersi delle responsabilità. Solo chi non fa non sbaglia. Si è fatto da parte quando ha capito che sarebbe divenuto il capro espiatorio di decisioni non sue"

La base ha perso l'entusiamo, vero?

"Quale base? 11 milioni di elettori nel 2018, eppure il MoVimento non ha mai superato di molto i 100.000 iscritti alla propria piattaforma online, e si stima che abbia all'incirca 8.000 attivisti sparsi in tutto il territorio nazionale. Le sembra dunque che abbia costruito una base solida e che abbia saputo radicarsi sul territorio in questi 12 anni dalla sua nascita? A me no. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti".

Cosa ne pensa della storia dei finanziamenti dal Venezuela?

"Direi che è difficile se non addirittura impossibile commentare una vicenda che, per quel che mi risulta, non è neppure oggetto d'indagine in Italia. Si tratta di un ex agente segreto venezuelano che parla di questi finanziamenti al MoVimento 5 Stelle, ma non fa nomi e non menziona luoghi e circostanze, da quello che ho potuto leggere. Quindi non si capisce nelle mani di chi siano arrivati questi soldi. Non spetta a me fare una difesa d'ufficio. Dico solo questo: se c'è qualcuno che sa, parli. L'aspetto più inquietante della vicenda è che pare che questi contanti siano arrivati all'interno di borse in ambasciate e in Consolati. Credo che, su questo tipo di condotte illecite, nel caso corrispondessero al vero, bisognerebbe assolutamente indagare, al di la anche della provenienza politica di Chavez di questi finanziamenti.

Ad oggi c'è ben poco da dire: ci sono le parole di un ex agente segreto. Bisogna attendere e non c'è nient'altro di fondato. Dobbiamo necessariamente attendere che le autorità inquirenti facciano la loro parte, laddove si configurasse l'ipotesi di reato".

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