Non illuminate le stelle. Perché poi spariscono, il gallo canta a mezzanotte, cambiano i ritmi, la vita si inverte e scoppia un casino bestiale. Si chiama inquinamento luminoso. E così una concessionaria d'auto di Padova è stata sanzionata dai vigili per aver puntato dei fasci di luce contro il cielo. Il cielo si è arrabbiato e ha presentato il conto. Le vittime? Il cosmo, l'universo, la volta celeste, i pianeti, i satelliti, ma soprattutto le stelle. Millesettecentoquindici euro, 1.715 euro, per aver posizionato dei fasci di luce in modo scorretto. Cinque fari e per ciascun faro 343 euro di multa. La prima volta in Veneto o forse in tutta Italia, la prima volta, per la gioia degli astrofili.
E la segnalazione arriva proprio da Veneto Stellato, un'associazione che riunisce i gruppi astrofili veneti e che da anni si batte per tutte quelle luci fari e lucette che rendono il cielo «lattiginoso», come dicono loro - cioè né nero, né bianco - e quelle luci che oscurano le stelle e invertono i ritmi della notte con il giorno e del giorno con la notte. E ora la vittoria è arrivata. Un'associazione che ha presentato 4mila segnalazioni, tra cui questa, vittima quel povero disgraziato che per non essersi adeguato dovrà pagare, oltre a dover spostare le luci. Una legge regionale, infatti, la 17 del 2009, vieta i fasci di luce «oltre i 90 gradi» e per ogni punto luce prevede una sanzione da 260 a 1.030 euro. Sono «nuove norme per il contenimento dell'inquinamento luminoso» che tutelano anche l'attività svolta dagli osservatori astronomici che altrimenti con le luci non riescono a lavorare e a studiare l'universo. «È prima di tutto un problema culturale spiega al Giornale il presidente di Veneto Stellato, Leopoldo Dalla Gassa -. I bambini non sanno più cosa siano le stelle. Poi è un danno, alla flora e alla fauna, si alterano i ritmi clorofilliani delle piante che illuminate anche di notte non riposano; si disturba il sonno degli umani, degli animali che credono sia giorno e invece è notte, ed è anche uno spreco energetico. La legge prevede che gli impianti di illuminazione non debbano disperdere luce e che il faro debba essere puntato contro il basso o al massimo a 90 gradi. Loro lo avevano puntato a 180 rispetto al terreno». E così da lì è partita la segnalazione, oltre alle altre 3.999.
L'Arpav ha fatto le verifiche e l'azienda avrebbe potuto mettersi in regola entro 90 giorni.
«Bastava cambiare due viti - dice Dalla Gassa e invece tutti ci lamentiamo per le antenne vicino casa e poi in città non si vedono nemmeno le stelle perché cancellate dalla luce dell'atmosfera, gli osservatori non riescono più a fare studi, l'osservatorio di Asiago è disturbato dall'inquinamento di Milano, e che non vengano a parlare di sicurezza perché possono anche indirizzare la luce per terra». Insomma gli astrofili non ci stanno. E le stelle shh, zitti zitti. Non svegliatele.
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