Munizioni, Patriot e jet: così cambia il conflitto

I nodi del pacchetto Usa. Se Kharkiv o Odessa cadessero, alcuni Paesi Ue potrebbero inviare truppe

Munizioni, Patriot e jet: così cambia il conflitto
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I 61 miliardi di dollari sbloccati dal Congresso americano per l'Ucraina rappresentano una vitale boccata d'ossigeno per Kiev. Le necessità immediate sono tre: le munizioni di artiglieria che scarseggiano, le batterie antimissile Patriot e armi con gittata più ampia possibile per colpire i russi in profondità. Non solo: una dozzina di F-16 verranno consegnati a luglio e pilotati da ucraini addestrati ad hoc.

I caccia bombardieri non cambieranno le sorti del conflitto, ma hanno un valore tattico e simbolico. Per questo saranno l'obiettivo privilegiato dei russi. Il nuovo zar, Vladimir Putin, ha addirittura minacciato di colpire le basi Nato, al di fuori dell'Ucraina, da dove arriveranno gli F-16.

La vera, pericolosa, svolta, che cambierebbe radicalmente i connotati del conflitto, è l'intervento diretto del mondo libero. «Siamo a un passo dall'invio di truppe da parte dell'Occidente in Ucraina» è lo spauracchio lanciato ieri su Facebook dal premier ungherese Vikton Orban. Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di inviare ulteriori consiglieri militari all'ambasciata a Kiev, ma non sono truppe che si schiereranno in prima linea.

Se Kharkiv, seconda città del paese, più vicina geograficamente alla Russia oppure lo strategico porto di Odessa o, ancora, i russi sfondassero il fronte in maniera irreparabile, i paesi europei, duri e puri, potrebbero inviare soldati sul campo. Inghilterra, Polonia, i baltici hanno già dei piani di intervento come «coalizione di volenterosi» e non con il cappello della Nato. Sotterfugio che difficilmente eviterebbe il rischio di terza guerra mondiale.

I miliardi Usa saranno cruciali per rifornire gli ucraini con proiettili d'artiglieria, soprattutto da 155 millimetri, che vengono più usati e sono sempre meno. Il rapporto fra cannonate ucraine e russe al giorno, sparate sui 900 chilometri di fronte, è di 1 a 5. L'offensiva missilistica russa con l'aggiunta di droni kamikaze è martellante e per contrastarla ci sarebbe bisogno di uno scudo come quello israeliano. L'opzione più realistica, più volte sollecitata dal presidente Volodymyr Zelensky, è l'arrivo di ulteriori missili Patriot in grado di ostacolare il maglio russo dal cielo. «I Patriot possono essere chiamati sistemi di difesa aerea solo se funzionano e salvano vite umane, invece di rimanere immobili da qualche parte nelle basi di stoccaggio» ha dichiarato il capo dello Stato. Solo venerdì i russi hanno lanciato 140 droni e scatenato 390 attacchi su tutta la linea del fronte.

Kiev, dopo il fallimento della controffensiva terrestre della scorsa estate, ha incrementato gli attacchi in profondità, sul territorio della Federazione russa, soprattutto con droni aerei e navali fatti in casa. Il successo più evidente della strategia senza confini è l'affondamento di 25 navi su 80 della flotta del Mar Nero. Ieri è stata colpita l'ultima nella base navale di Sebastopoli. Gli americani sono restii a fornire armi con una gittata tale da colpire la Russia. I missili Himars, però, hanno già centrato obbiettivi in Crimea e potrebbero continuare a farlo se arrivasse nuovo munizionamento. L'intelligence militare ha annunciato che entro l'estate verrà distrutto lo strategico ponte di Kerch, che unisce la Russia alla Crimea.

Sulla prima linea gli invasori stanno premendo lungo cinque direttrici d'attacco con il chiaro obiettivo di conquistare tutto il Dombas. Gli ucraini si rendono conto del pericolo e hanno iniziato a fortificarsi seriamente per evitare sfondamenti, che farebbero dilagare le truppe di Mosca.

Nel 2014 tutto è iniziato a Sloviasnk a Kramatorsk con i filo russi che imbracciarono le armi per poi venire respinti verso Donetsk. Dieci anni dopo le stesse cittadine saranno la linea del Piave ucraina.

Raccolta fondi

Per acquistare in Italia ambulanze (non più utilizzabili per i limiti imposti dalla legge) da trasferire in Ucraina

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