Muore a 3 anni, la famiglia accusa: "Pacemaker montato al contrario"

Indagati per omicidio colposo cinque medici dell'ospedale Bambino Gesù. La replica: "Ricostruzione lontana dalla realtà"

Muore a 3 anni, la famiglia accusa: "Pacemaker montato al contrario"

Il piccolo Giacomo è morto a due anni per un arresto cardiaco. Adesso sarà la procura di Roma a accertare eventuali responsabilità dello staff sanitario che lo aveva in cura, praticamente da quando è nato, con un problema al cuore. Sono otto i medici indagati, cinque dei quali dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, con l'accusa di omicidio colposo. La morte del bimbo, originario della Calabria, è avvenuta il 3 gennaio 2019. Martedì, a seguito della denuncia presentata dal nonno, avvocato Giacomo Francesco Saccomanno, assistito da Domenico Naccari, si svolgerà l'incidente probatorio davanti al Gip, Andrea Fanelli. Il nonno racconta di una «vicenda di estrema gravità». Al piccolo, riferisce «è stato applicato alla nascita, in modo errato, l'impianto di pacemaker presso l'Ospedale di Taormina - facente parte della struttura romana - e poi, nel tempo, i medici del Bambino Gesù, che lo hanno visitato ogni tre mesi, hanno trattato il caso con molta leggerezza». Secondo l'avvocato Saccomanno, la presenza di un qualcosa di strano «si era già palesata nell'aprile 2018, ma i medici negligentemente non l'hanno presa in debita considerazione. Poi, cosa ancora più grave, hanno ritardato nell'eseguire la Tac (prescritta a settembre ed eseguita a novembre) e, infine, hanno rinviato immotivatamente l'intervento chirurgico che avrebbe salvato la vita al paziente». In sostanza, afferma la parte offesa, «la cattiva esecuzione dell'impianto ha creato un cappio attorno al cuoricino di Giacomo, più cresceva e più stringeva, ad aprile ci sono stati i primi evidenti segnali, a settembre è stata accertata l'anomalia, a novembre con la Tac si è avuta la certezza, l'intervento doveva avvenire nella immediatezza e, invece, è stato rinviato più volte». Il piccolo Giacomo torna quindi in Calabria. Il 31 dicembre 2018 si sente male e viene portato all'Ospedale di Polistena. Qui, riscontrata la gravità della situazione, viene deciso l'immediato trasferimento in codice rosso con aereo militare al Bambino Gesù di Roma. «Intorno alle 21, veniva ricoverato, ma non trovava l'equipe per l'immediato intervento. Era Capodanno! - racconta il nonno -. Durante la notte Giacomo è deceduto, alle 5.40 circa, per un arresto cardiaco dovuto al cappio. È stato tenuto in vita artificialmente ed operato anche se oramai cerebralmente non più reattivo. Di ciò non sono stati informati i genitori che sino al 3 gennaio 2019 hanno sperato di poter riabbracciare il piccolo Giacomo. Solo la sera del 3 gennaio è stata comunicata la morte del bambino». Smentisce questa ricostruzione, invece, l'ospedale: «È lontana dalla realtà. Non esiste nessun pacemaker messo al contrario - si legge in una nota - L'affermazione non ha alcun senso dal punto di vista clinico e non trova riscontro negli accertamenti finora effettuati finanche dai consulenti della famiglia. Vi è stata invece una complicanza prevista in letteratura che si registra in pochissimi casi e risolvibile chirurgicamente.

L'intervento era stato già programmato. Ma il bambino purtroppo, in attesa di tornare a ricovero, ha contratto un virus e poi una polmonite che gli è risultata fatale. L'ospedale è vicino alla famiglia e fiducioso del lavoro della magistratura».

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