Un attimo di distrazione, un cellulare che cade di mano e la voglia di recuperarlo. Poi la montagna che non perdona se si abbassa la guardia, anche per un solo istante e una vita spezzata in un dirupo. Ha perso la vita così, precipitando per 200 metri, Andrea Mazzetto, trentenne di Rovigo. È successo ieri sull'altopiano di Asiago, sull'itinerario per l'Altar Knotto. Andrea era in escursione con la fidanzata Sara, 27 anni, quando alla giovane è caduto il cellulare di mano. Lui, nel tentativo di recuperarlo, ha perso l'equilibrio ed è precipitato in un dirupo dopo un volo tremendo che non gli ha lasciato scampo.
La ricostruzione effettuata dagli uomini dei vigili del fuoco e dei volontari del soccorso alpino non lascia spazio a interpretazioni differenti. La coppia aveva lasciato l'auto in un parcheggio poco distante, poi era partita per la suggestiva escursione che porta a una formazione rocciosa a strapiombo sulla Val d'Astico che prende il nome di Altar Knotto, per la sua somiglianza proprio con un altare.
Dopo l'incidente e la chiamata dei soccorsi da parte della ragazza, due elicotteri si sono alzati in volo per la ricerca e il tentativo di recuperare Mazzetto: quello dei pompieri, partito da Venezia, e anche quello del Suem coadiuvato dagli uomini del 118 ma per il ragazzo non c'è stato nulla da fare. Incolume ma profondamente sotto choc la ragazza.
Poco istanti prima dell'incidente, Mazzetto aveva pubblicato sul proprio profilo Instagram alcune storie, tra cui un filmato che raffigurava le bellezze naturali della zona assieme a un'immagine di lui aggrappato a una parete di roccia, uno strapiombo sul sentiero e una con la fidanzata Sara. «La nostra ultima maledetta foto insieme. Sarai sempre con me», ha scritto la ragazza.
Una delle tante foto scattate con i cellulari da qualsiasi coppia in vacanza. Questa, poco prima dell'attimo fatale. Il telefono che cade, il tentativo di recuperarlo e la tragedia.
Una fatalità che colpisce, perché a ben pensare sarebbe potuta accadere a chiunque, legati come siamo ai nostri cellulari in cui conserviamo gran parte dei nostri ricordi e della nostra vita quotidiana. Una tragedia assurda che porta con sé una tristissima lezione e dimostra, una volta di più, quanto la montagna non perdoni, richieda un'altissima soglia di attenzione e non ammetta alcuna distrazione.
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