Schermaglie social tra gli uomini più ricchi del mondo. Elon Musk e Jeff Bezos si sono scambiati frecciatine al veleno su X-Twitter. Il primo a iniziare è stato il padrone di casa: «Ho saputo, stasera a Mar-a-Lago, che Jeff Bezos diceva a tutti che Donald Trump avrebbe sicuramente perso le elezioni e che quindi tutti avrebbero dovuto vendere le loro azioni di Tesla e SpaceX», il tutto condito con una faccina che soffoca una risata. Passa qualche ora e il capo di Amazon risponde secco: «No, non è vero al 100%», poi controreplica di Musk ironica: «Va bene, allora mi correggo», di nuovo con faccina che ride. Lo scambio tra i due all'apparenza sembra il gioco di due miliardari annoiati ma in realtà nasconde molto di più.
I due, oltre che scontrarsi per il ruolo di più ricco del mondo (con Musk in vantaggio per 331 miliardi a 226), si sfidano negli stessi campi, primo fra tutti lo spazio. La SpaceX di Musk negli ultimi anni si è ritagliata un ruolo sempre più importante soprattutto come appaltatore del governo americano proprio a discapito della Blue Origin di Bezos che per il momento si è limitata a qualche viaggio spaziale turistico ma non ha ancora mandato missili in orbita. I due duellano anche sul piano delle comunicazioni con Starlink da una parte e il progetto satellitare Kuiper di Mr. Amazon dall'altra. Persino nel mondo dell'auto ci sono scintille data la partecipazione del colosso dell'e-commerce nel capitale della società Rivian Automotive, competitor di Tesla.
In tutti i settori, però, Bezos resta indietro, tanto che qualche tempo fa Musk l'aveva punzecchiato a dovere: «Sto cercando di spingerlo a passare più tempo con Blue Origin. Un amico mi racconta che dovrebbe stare di più in azienda e meno nella vasca idromassaggio». Il tutto condito anche con cause miliardarie tra i due.
Ma l'ultimo scontro verbale è diverso da quelli che si sono stati in passato perché il rapporto di forza tra i due è cambiato dopo il 5 novembre. Musk, attore di primo piano nella vittoria di Donald Trump contro Kamala Harris, avrà un ruolo chiave nella nuova amministrazione repubblicana. Oltre ad essere consigliere fidato del tycoon, con cui sta passando moltissimo tempo tra incontri di arti marziali e lanci di SpaceX, si troverà a gestire il nuovo dipartimento per l'efficienza del governo federale con il compito di tagliare burocrazia e spesa pubblica, una posizione che potrebbe entrare in rotta di collisione con le aziende di Bezos che aspirano ad appalti pubblici.
Al di là di Musk, anche Trump ha parecchi conti in sospeso con Bezos. Il patron di Amazon è uno dei miliardari della Silicon Valley che il neo presidente detesta di più. Tra i motivi di frizione i continui attacchi del Washington Post, proprietà di Bezos dal 2013, anche se in questa tornata elettorale il miliardario ha fermato all'ultimo la pubblicazione dell'endorsement a Kamala Harris, suscitando le ire della redazione e degli editorialisti del quotidiano. Ma non solo.
Nel 2018 Trump ha accusato Amazon di un accordo ingiusto a carico del servizio Postale nazionale.
Mentre qualche anno dopo è scoppiata una battaglia legale per stabilire se Trump avesse influenzato una commessa da 10 miliardi di dollari per il Pentagono che doveva andare ad Amazon, salvo poi finire a Microsoft prima di venire cancellata definitivamente tra le polemiche.
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