Il Myanmar non ha pace. Colpo di stato militare: San Suu Kyi torna in cella

Blitz del Tatmadaw dopo il voto contestato. Arrestati la leader e gli altri vertici dell'Lnd

Il Myanmar non ha pace. Colpo di stato militare: San Suu Kyi torna in cella

L'esperimento di un Myanmar democratico si è concluso velocemente con un colpo di stato andato in scena all'alba di ieri. Il presidente Win Myint e Aung San Suu Kyi, assieme ad altri esponenti di spicco della Lega nazionale per la democrazia (Lnd), vincitori delle elezioni dello scorso novembre, sono stati arrestati in un raid delle forze armate, a poche ore dall'inaugurazione del nuovo Parlamento. Contemporaneamente l'esercito ha preso sotto il proprio controllo l'aeroporto di Yangon, mentre le comunicazioni telefoniche a eccezione di quelle gestite da Mytel - società degli stessi militari - e della Myanmar Post and Telecommunications - gestita dal governo - sono state interrotte. Così come tutti i canali tv, stranieri e locali, tranne Myawasy Tv - anch'essa di proprietà delle forze armate - sono state oscurate.

Tutti i poteri sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo dell'esercito, mentre il generale Myint Swe, fino a ieri vicepresidente del Paese, è stato nominato presidente a interim. Nell'annuncio, dato in diretta televisiva proprio su Myawaddy Tv, i militari hanno dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno, appellandosi agli articoli 417 e 418 della Costituzione del 2008, non a caso redatta per preservare il potere dei generali anche dopo le elezioni.

Secondo l'esercito, la scorsa tornata elettorale è la causa di quanto accaduto ieri. Nelle ultime settimane, infatti, i militari avevano denunciato delle irregolarità nelle votazioni di appena tre mesi fa, che avevano visto il trionfo con ben 396 dei 476 seggi in palio della Lnd di Aung San Suu Kyi. I militari hanno affermato di aver identificato milioni di casi di frode, tra cui migliaia di minori che risulterebbero tra i votanti, mentre la Commissione elettorale ha negato l'esistenza di brogli, pur ammettendo alcune imprecisioni nelle liste elettorali.

Proprio pochi giorni fa, temendo un colpo di Stato, molte ambasciate presenti in Myanmar, tra cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell'Unione europea, avevano sollecitato i militari ad «aderire a standard democratici». L'esercito aveva subito rassicurato rispondendo di «voler proteggere e rispettare le leggi». Nonostante questo, però, il golpe temuto è arrivato. Le forze armate, dopo aver preso il controllo del Paese, hanno annunciato di volere indire nuove elezioni «libere e regolari» alla fine dello stato di emergenza. Ma è difficile che questo avvenga, almeno in tempi così brevi. Per molti analisti, infatti, i militari programmeranno nuove mosse e cercheranno un modo per aumentare ancora di più il loro enorme potere.

Il nuovo presidente ad interim Myint Swe è considerato uno degli uomini preferiti dal generale Than Shwe, padre-padrone del Paese dal 1992 al 2011 e tuttora «padrino» del Tatmadaw, il potente esercito del Myanmar. L'ex vicepresidente è un veterano che ha servito come comandante le forze armate nel Sud-Est del Paese e nel 2001 è entrato a far parte dello State Peace and Development Council (Spdc), l'allora giunta militare al potere.

Successivamente è stato nominato capo del comando di Yangon e con questa carica è diventato famoso per il suo record di arresti e repressione durante la protesta antigovernativa - conosciuta anche con il nome della Rivoluzione zafferano - condotta dai monaci buddisti nel 2007.

In altre parole, Myint Swe è un soldato che è sempre stato leale e fedele ai suoi superiori, anche quando c'era bisogno di usare la violenza. E non si farà certo scrupoli se sarà necessaria anche in questa occasione.

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