Rubava dati ai pm: arrestato hacker

Napoli, l'inchiesta di Gratteri e Melillo

Rubava dati ai pm: arrestato hacker
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Il pm che ama spiare tutti finisce intercettato ed è costretto a tornare ai pizzini. Nicola Gratteri (nella foto) spiega così l'inchiesta di Napoli contro un hacker che per quattro anni avrebbe saccheggiato bellamente i server della Procura campana, reperendo password per consultare migliaia di file, tentando di entrare nelle mail di alcuni magistrati e rastrellando ordinanze di custodia cautelare, informative di polizia giudiziaria e foto prima di essere pizzicato dai segugi della Polizia postale «grazie a strumenti investigativi penetranti e sofisticati». Chi gestisce la sicurezza dei server del ministero della Giustizia dovrebbe invece ingaggiare il 24enne originario di Gela che grazie a cinque identità ha bucato ripetutamente i sistemi di cybersicurezza della Procura partenopea ma non solo. L'ordine di catturarlo era vecchio di un mese (l'avrà saputo anche lui?), le manette della Postale l'hanno raggiunto a Roma dove i pm Sofia Cozza e l'aggiunto Vincenzo Piscitelli lo avevano individuato, è stato beccato con una mole di dati rubacchiati qua e là. Il reato è pesante come mafia o terrorismo, «accesso abusivo a sistema informatico finalizzato al dossieraggio e diffusione di malware», la caccia a mandanti o clienti è scattata e ci sono altri tre indagati. Gratteri era così felice di tornare a chattare e mandare mail («avevamo deciso di non usarli più, siamo tornati alla carta per timore che potesse intercettare qualcosa») da ringraziare per il sostegno il Guardasigilli Carlo Nordio, contro cui tuona ogni giorno.

«È stata una minaccia grave, si sono verificati danni seri ai sistemi di sicurezza», sottolinea Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia ma anche predecessore di Gratteri, che nega qualsiasi legame tra il giovane hacker e le indagini sul dossieraggio che Perugia contesta al tenente Gdf Pasquale Striano e all'ex pm Antonio Laudati. «Destano paura e perplessità gli attacchi allo Stato», twitta Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia.

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