Napolitano non è solo l'ex presidente della Repubblica. È anche il padre di quello che più di un indizio ha portato a definire un colpo di stato nei confronti del governo Berlusconi. L'ultimo democraticamente eletto. Hanno confermato questa tesi i libri d'inchiesta di Alan Fridman, le dichiarazioni dell'ex sottosegretario al Tesoro americano Timothy Geithner e il primo ministro spagnolo Zapatero.
Ma invece di far mea culpa, Giorgio Napolitano continua ad attaccare il centrodestra. Lo fa oggi, dalle colonne di Repubblica, reagendo alle - legittime - parole di critica del leader di Forza Italia nei confronti della riforma del Senato. Quella riforma approvata ieri dalla seconda camera del Parlamento. "Deluso da qualche atteggiamento? - dice ai giornalisti Re Giorgio - Ma qui entriamo nel campo della psicologia. E io non voglio fare commenti politici, figuriamoci quelli psicologici". Ma poi in una lettera immortalata dai fotografi e indirizzata a Romani, attacca Berlusconi violentemente: "Ho letto attribuite a Berlusconi - si legge - parole ignobili, che dovrebbero indurmi a querelarlo, se non volessi evitare di affidare alla magistratura giudizi storico-politici; se non mi trattenesse dal farlo un sentimento di pietà verso una persona vittima ormai delle proprie, patologiche, ossessioni".
Poi con Pier Ferdinando Casini affonda il colpo, affermando che Berlusconi "ricorda solo il 2011, ma dimentica il 2010 quando diedi 45
giorni al suop governo per affrontare il voto di fiducia". Peccato che dopo le dimissioni forzate di Berlusconi gli italiani non abbiano più conoscito la democrazia: ovvero la possibilità di andare al voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.