Narcos sparano all'elicottero del presidente: illeso

Raffica di proiettili ha centrato il velivolo su cui viaggiava Ivan Duque insieme a due ministri

Narcos sparano all'elicottero del presidente: illeso

San Paolo. Un elicottero Black Hawk su cui viaggiava il presidente colombiano Iván Duque è stato colpito da una raffica di proiettili l'altro ieri sera nella cittadina di Cúcuta, al confine con il Venezuela. «È un attacco codardo», ha dichiarato subito Duque in un messaggio teletrasmesso al Paese. «Come governo non ci perdiamo d'animo neanche un solo giorno nel combattere il narcotraffico, il terrorismo e le organizzazioni criminali organizzate che operano qui» ha poi ammonito l'avvocato 44enne divenuto presidente. Per aggiungere «non ci intimidiranno con atti di violenza o di terrorismo. Il nostro Stato è forte e la Colombia anche, pronta ad affrontare qualsiasi minaccia».

Con il presidente sull'elicottero viaggiavano anche i ministri della Difesa Diego Molano, quello degli Interni Daniel Palacio ed il governatore della regione del Norte de Santander, Silvano Serrano. Tutti sono usciti illesi dall'attentato ma nelle foto diffuse dai media colombiani si sono potuti vedere i proiettili che hanno colpito il motore, la coda e una delle eliche dell'elicottero che, miracolosamente, è riuscito ad atterrare senza esplodere in volo. Gli spari sono arrivati dai quartieri vicino all'aeroporto e l'intera area è stata chiusa dalle forze dell'ordine, alla ricerca dei responsabili che, però potrebbero avere già attraversato la frontiera con il Venezuela. Nota come Catatumbo, questa zona è una delle più pericolose del Paese per la presenza di gruppi armati che vivono del traffico di droga e si battono tra di loro e contro lo Stato. «Qui ci sono estese coltivazioni di foglie di coca, materia prima per la cocaina, e si muovono i dissidenti delle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che non hanno firmato l'accordo di pace del 2016, ed i guerriglieri dell'Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), oltre a numerose bande criminali dedite al traffico di droga» scriveva ieri Semana, settimanale della capitale Bogotà.

A metà giugno, un'autobomba era esplosa nella sede della Brigata numero 30 dell'esercito di stanza a Cúcuta, ferendo 36 soldati in un attentato che il governo aveva attribuito all'Eln che aveva respinto le accuse. La Colombia vive un clima di tensione politica e sociale senza precedenti, da quando a fine aprile uno sciopero nazionale ha dato il là a proteste di massa contro la riforma fiscale proposta da Duque. Nonostante sia stata ritirata, le manifestazioni si sono estese ad altre rivendicazioni evidenziando in molte città, da Calì a Cartagena, da Medellín a Bogotà, l'uso sproporzionato della forza della polizia che le ha represse sovente con metodi autoritari. Una quarantina i morti da allora secondo l'ong Human Rights Watch e, a conferma di come il confine con il Venezuela sia caldo, adesso arriva quest'attentato contro il presidente Duque. La Colombia ha più volte denunciato l'alleanza inconfessabile tra il Venezuela di Maduro ed i terroristi marxisti leninisti di Farc ed Eln.

Denunce contenute in un rapporto dell'intelligence colombiana di fine maggio che ha rivelato con estrema precisione dati, numeri e posizioni di queste bande che operano indisturbate sul lato venezuelano del confine, trasformato in un santuario del crimine. Nel rapporto di 50 pagine degli 007 è dimostrata la presenza in territorio venezuelano di almeno 1.500 uomini armati membri di Eln e Farc, ma potrebbero essere almeno il doppio.

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