«Insieme più forti per non subire torti». Addio alla «coop sei tu, chi può darti di più», il nuovo slogan pubblicitario sembra perfetto per un corteo di protesta contro il sistema. E in effetti serve ad annunciare la rivoluzione delle coop «rosse» - ancora oggi fucina di investimenti, consensi e relazioni da cui gli eredi del vecchio Pci continuano ad attingere - che sono pronte a riconquistare parte di quel potere perso negli anni a causa della crisi e delle spaccature interne. Sperando magari in qualche assist del governo dove siede il compagno Giuliano Poletti, ex gran capo della Legacoop e oggi ministro del Lavoro.
I tre colossi della grande distribuzione a marchio Coop - Adriatica, Estense e Nordest - hanno superato antiche ruggini di campanile (e di interessi) per dare vita alla più grande cooperativa di consumo non solo d'Italia ma dell'Europa intera. La supercoop si chiama Alleanza 3.0, sarà operativa dal primo gennaio e potrà contare su 2,7 milioni di soci, 22mila dipendenti, un fatturato di 5 miliardi e 419 punti vendita, di cui 56 ipermercati. L'obiettivo è reggere la concorrenza dei big come Esselunga o Carrefour, rilanciare il marchio Coop al sud e sviluppare i nuovi affari controllati dal «panzer» cooperativo. Business che vanno dalle librerie, ai distributori di benzina, dalle televisioni locali all'assistenza integrativa sanitaria e previdenziale, passando dagli immobili della società quotata Igd (che tra i soci conta anche il finanziere George Soros) e anche per Eataly Distribuzione (le tre coop insieme hanno il 13,3% della società del gruppo di Oscar Farinetti ma con altre cooperative di consumo arrivano al 40%).
Il vero tesoro «di famiglia» sono però i circa 4,5 miliardi di prestito sociale, i soldi ricevuti dai soci. Su questo capitale usato dalle coop per la loro attività non vigila Bankitalia ma un'Autorità indipendente che - si legge nello statuto della nuova Alleanza - «è un ente collegiale composto da persone nominate dalla direzione di Legacoop nazionale, su proposta della presidenza» e che, su richiesta della Lega «può svolgere verifiche dirette». Questa non è l'unica attività «finanziaria» di cui si occuperà la supercooperativa.
A finire in una sola cassaforte saranno anche le quote possedute nel secondo gruppo assicurativo-finanziario italiano, UnipolSai, sia direttamente, sia attraverso la holding Finsoe già saldamente in mano alle coop di distribuzione emiliane. Con un pacchetto superiore al 20%, Alleanza 3.0 diventerà il vero azionista di controllo della compagnia bolognese, un tempo feudo di Giovanni Consorte e ora guidata dal suo ex braccio destro, Carlo Cimbri. Lo stesso futuro presidente della nuova coop, Adriano Turrini (fino a oggi al timone della Adriatica), è anche consigliere di amministrazione di Unipol nonché numero uno di Finsoe.
Proprio la storica cassaforte delle coop presto verrà sciolta con un processo partito otto mesi fa e che, ha detto ieri Turrini, «è già a buon punto» ma «va prima eliminato il debito bancario». L'alleanza a tre è dunque destinata ad avere un peso importante nel riassetto a monte del gruppo assicurativo, il secondo in Italia dopo le Generali e primo nelle polizze Danni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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